"In inverno le lumache chiudono l'epifragma e se ne stanno nascoste nelle intercapedini dei muri. Le temperature si abbassano, vanno sotto lo zero e loro restano lì. Molte muoiono, ma la maggior parte riesce a superare l'inverno e in primavera risorge. Come la fenice". Questa è la metafora della lumaca, che sintetizza al meglio il film "Il lento inverno" del regista ternano Andrea Sbarretti. Una storia d'amore tra le macerie, un inno alla rinascita di questo territorio e di tutta la Valnerina, partendo da Norcia per giungere a Preci, salendo lungo le rive del fiume Nera ed arrivando a Visso. Norcia, Castelluccio di Norcia, Campi di Norcia, ma anche Spoleto, Scheggino sono stati i set del film, girato quasi tutto in esterno, al freddo, tra la neve e le macerie. Benedetto, Maurizio e Pier gestiscono un allevamento di lumache a Norcia. Sono agricoltori, allevatori di animali: stentano a sopravvivere in questo territorio martoriato dal sisma. Talvolta ripensano a quella mattina: ricordano il fumo nero sopra a Norcia, i colpi di cemento armato che cade, la terra che bolle e la tristezza prende il sopravvento. Poi si ricordano che sono nursini, si rimboccano le maniche e tornano a faticare per far risorgere questa valle.