"Non e' azzardato ritenere che i Ceri siano stati disegnati nella corte di Federico": è il messaggio essenziale contenuto nella tesi proposta dal prof. Paolo Belardi, ordinario dell'Università di Perugia e direttore dell'Accademia Belle Arti, nell'affollata e applaudita relazione tenuta ieri sera a Palazzo Ducale, a Gubbio, nel secondo incontro del ciclo "Hilariter". Un'iniziativa promossa da un gruppo di giovani ceraioli che dallo scorso anno si adoperano per proporre momenti di riflessione e approfondimento su tematiche fondanti legate alla Festa dei Ceri, dal punto di vista antropologico, culturale e spirituale.
E così dopo il prof. Piergiorgio Giacchè lo scorso anno, in una gremitissima Sala dell'Arengo, dopo la testimonianza di suor Agnese Ceccarelli, nel marzo scorso in una gremita Basilica di S.Ubaldo, ieri sera è toccato al prof. Belardi, eugubino d'orgine, legato ad una famiglia ceraiola importante, i Migliarini ("che mi fecero alzare il cero piccolo di Sant'Ubaldo, anche se tutti mi chiamavano "lo straniero"" ha precisato) ma soprattutto appassionato della storia e dell'arte della propria città. Tanto da confessare di essere vittima di una sorta di "ossessione": "Un'ossessione positiva, ma ininterrotta: quella di cercare tracce su chi possano essere gli autori del disegno dei Ceri come li vediamo oggi. Sì perchè - ha spiegato il prof. Belardi nel suo libro "Divinae Proportiones" presentato a Gubbio già nel 2011 - la mano che ha realizzato questo sistema di prismi poliedrici non può essere quella di un semplice artigiano ma di un genio della proporzione e della prospettiva: e nella corte di Federico, di personaggi di tale levatura, ne giravano parecchi, o meglio tutti quelli che tra la metà del 400 e l'inizio del 500 avrebbero potuto progettare un'architettura perfetta come quella dei Ceri. Gli Steve Jobs dell'epoca lavoravano qui, in questa sala" - ha evidenziato Belardi, sottolineando come "gli eugubini debbano sentirsi orgogliosi che in un momento importante dela storia dell'umanità, le energie intellettuali migliori abbiano gravitato nella nostra città".
Belardi ha poi argomentato la propria tesi mostrando da un lato la "perfezione" delle dimensionie e delle proporzioni dei Ceri che "non possono essere definiti banalmente macchine di legno ma sono vere e proprie opere d'arte". Inoltre ha mostrato come "singoli elementi ornamentali dei Ceri siano presenti nelle maggiori opere pittoriche o architettoniche dell'epoca feltresca: da Piero della Francesca a Paolo Uccello, da Francesco di Giorgio Martini a Fra Carnevale, da Luca Pacioli a Leon Battista Alberti, ognuno di loro, o forse tutti costoro potrebbero, in un lavoro d'equipe - che fu una delle grandi novità operative perorate dal Duca nato a Gubbio e profondamente devoto a S.Ubaldo - aver progettato la forma attuale dei Ceri, in quella trasformazione da elemento monolitico coperto di cera a struttura artistica perfetta quale è oggi".
Applausi scroscianti alla fine per il suo intervento, conclusosi con l'illustrazione del lavoro svolto per la progettazione dei Ceri del Col di Lana per le celebrazioni del prossimo agosto, in occasione del Centenario della festa sui luoghi della Grande Guerra. Ad introdurre la serata, a nome del gruppo dei giovani di "Hilariter" era stato Francesco Mariucci, studioso e funzionario dell'Ufficio Cultura del Comune di Gubbio.
Intervista e immagini nella quarta puntata de "L'Attesa" (giovedi' 4 maggio ore 21 su TRG).
Gubbio/Gualdo Tadino
02/05/2017 09:45
Redazione