Alle 18 un Duomo gremito di fedeli ha fatto da cornice alla messa in onore dei santi della città: Florido e Amanzio. Alla funzione hanno preso parte tutti i rappresentanti delle amministrazioni nazionali, regionali, provinciali e locali, insieme ai vertici delle forze dell’ordine e delle associazioni combattentistiche e non del territorio. Particolarmente toccanti sono stati due momenti: il primo quando Nicola Testamigna ha ricevuto il lettorato e il secondo quando il sindaco tifernate, Luciano Bacchetta, ha donato l’olio per la lampada dei Santi.
il pontificale di monsignor Domenico Cancian
La Chiesa e la città festeggiano i Santi Patroni.
Florido, il patrono principale, vuol dire “fiorito”. In verità Florido è per noi come un fiore spuntato in mezzo alle rovine della città distrutta da Totila nel VI secolo. Insieme a Lui sono fioriti Amanzio, sacerdote, e Donnino laico eremita. Tutti e tre hanno fatto rifiorire ancora più bella la Chiesa e la città. Il miracolo, a distanza di 1500 anni, è ancora sotto i nostri occhi. Coinvolgendo tutto il popolo e animando alla speranza, diedero inizio ad una nuova storia che ha prodotto arte, cultura, nuovo umanesimo. Per questo tutti i tifernati li ricordano come padri fondatori.
Allargando lo sguardo all’attuale momento storico, cosa possono dirci questi Santi?
Oggi viviamo tempi colmi di grandi speranze e di forti contraddizioni. Abbiamo molteplici esempi positivi e incoraggianti, come ad esempio sta accadendo nelle zone terremotate dove si sta reagendo con grande dignità e si registra una straordinaria solidarietà. Ma abbiamo anche le distruzioni delle guerre in corso (in qualche parte si combatte “fino all’ultimo uomo”), le violenze quotidiane (anche da noi), un degrado morale e civile dovuto alla corruzione, alla droga (oggi sono 27 anni di vita del Ceis, dove sono transitati centinaia di ragazzi, purtroppo non tutti con successo), gioco d’azzardo, relazioni che facilmente si interrompono, nuove povertà e tanto spreco, campagne politiche divisive.
I nostri Patroni ci invitano ad affrontare questi mali così pesanti come una sfida che insieme si può vincere, addirittura come un’opportunità di profondo rinnovamento culturale, sociale e religioso.
La conclusione del Giubileo straordinario della misericordia in tutte le Chiese particolari del mondo.
Il rinnovamento che hanno operato i Santi Patroni va nella linea della giustizia e della misericordia, raffigurate simbolicamente negli stipiti della Porta santa della nostra Cattedrale.
Papa Francesco, proponendo il Giubileo che si conclude proprio il 13 novembre, ha voluto dire che la misericordia, bene intesa, può innescare il processo rivoluzionario più bello e più significativo: lo chiama “la rivoluzione della tenerezza”. È questa infatti che porta a compimento la giustizia, cambia lo sguardo, allarga il cuore e ci fa passare dall’egoismo alla relazione fraterna. Occorre entrare continuamente nella casa del Signore (Lui è la fonte della Misericordia) per riceverla/impararla e uscirne per portarla a tutti quelli che incontriamo. Così il Giubileo non è una parentesi che si è aperta ed ora si chiude. Resta piuttosto una svolta irreversibile, sia per la comunità cristiana che vuole essere fedele al Vangelo, sia per la comunità civile che vuole essere fedele alla dimensione umana fondamentale iscritta nel dna di ogni uomo e ci qualifica come umani. Infatti l’autentica natura umana non è quella della violenza, della paura dell’altro e della chiusura, ma il desiderio di aiutare, accogliere, soccorrere, amare, incontrare. La misericordia che diventa programma e stile di vita, umanizza e ci fa somiglianti a Cristo e ai Santi.
Indizione della visita pastorale.
Dal 13 novembre 2016 al 13 novembre 2018 il vescovo, come prevede il Diritto Canonico, farà la visita pastorale a tutte le parrocchie, le unità pastorali e le vicarie, facendosi più vicino alla persone, specie a quelle più disagiate, per ascoltare, conoscere, condividere, incoraggiare ed anche per ricevere lui stesso consigli, buon esempio, conforto; per pregare insieme e condividere fraternamente gioie e sofferenze.
Un evento di grazia secondo l’esperienza plurisecolare della Chiesa, ricordando che tra le prime visite pastorali vi è anche quella documentata nella nostra Chiesa nel XIII secolo.
Il vescovo, per favorire la partecipazione di tutti, ha predisposto una Lettera alla Diocesi che verrà consegnata proprio il 13 novembre. Contiene oltre il Decreto di indizione, un riferimento a Gesù Buon Pastore, alcuni cenni storici sulla nostra Chiesa, il significato della visita pastorale e le sue motivazioni, la modalità e i tempi, lo stile e lo spirito. Il vescovo conclude così: “La Madonna delle Grazie e del Transito e i nostri Santi ottengano alla Chiesa tifernate una nuova Pentecoste e ci accompagnino in modo tutto particolare in questi prossimi due anni benedetti”.
Città di Castello/Umbertide
13/11/2016 23:35
Redazione