C.Castello: la stampa cinese elogia il Festival delle Nazioni

La cinquantaduesima edizione del Festival delle Nazioni dedicata alla Cina fa ancora parlare di sé e del successo riscontrato all’unanimità. Un’ulteriore conferma dei positivi traguardi raggiunti da questo applauditissimo progetto artistico – un progetto che per la manifestazione umbra rappresentava certamente una grande sfida – proviene anche dai diversi articoli usciti nei giorni scorsi sulla stampa cinese, che con dovizia di particolari hanno parlato in termini encomiastici del tributo dedicato alla Repubblica Popolare Cinese. In particolare, servizi con immagini di Città di Castello, dei manifesti affissi in città e della Chiesa di San Domenico sono state pubblicate – e sono ancora online in queste ore – sulle testate mp.weixin.qq.com e jb.sznews.com: si tratta di cronache e recensioni dell’evento di chiusura dell’edizione con il concerto della Shenzhen Symphony Orchestra diretta da Lin Daye – era il 7 settembre – nelle quali vengono riportate anche le dichiarazioni del presidente del Festival delle Nazioni Giuliano Giubilei e degli importanti rappresentanti del Governo cinese, del Consolato cinese di Firenze e dell’Ambasciata cinese in Italia presenti alla splendida serata. «Naturalmente siamo molto soddisfatti e orgogliosi del fatto che la stampa di un Paese immenso come la Cina abbia deciso di dedicare la sua attenzione al Festival delle Nazioni – ha dichiarato il presidente Giuliano Giubilei – e all’attività artistica promossa a Città di Castello. È un altro segno che il festival può servire anche a far conosce di più al mondo Città di Castello e favorire di conseguenza anche le attività economiche della città: dal turismo, al commercio, alle attività industriali. Soprattutto se dall’altra parte c’è un “partner” che ha dimostrato di essere così ricettivo ed è per di più un gigante economico come la Cina. Sono stati infatti ospiti a Città di Castello nei giorni del Festival non solo i rappresentanti culturali dell’ambasciata, ma anche esponenti di primo piano di alcuni ministeri del governo di Pechino. Paradossalmente, devo osservare, il sistema produttivo del nostro territorio non ha risposto con analoga attenzione e forse non ha saputo cogliere le occasioni di incontro e di scambio con il colosso cinese che il Festival ha offerto agli imprenditori e alle aziende che compongono il tessuto economico della valtiberina. Forse deve ancora passare l’idea di quanto oggi le manifestazioni culturali possano essere anche un veicolo per la crescita economica, soprattutto di una realtà come la nostra. Far crescere il Festival, sostenendolo, potrebbe rivelarsi un buon affare anche per le realtà produttive del territorio».