Nelle 700 società di capitali associate a Confindustria Umbria cresce il fatturato e il numero dei dipendenti. E soprattutto per la parte manifatturiera, con le 425 imprese che compongono il settore a rappresentare il 91% del Pil manifatturiero regionale.
Il presidente dell' associazione degli industriali umbri, Antonio Alunni, ha messo sotto i riflettori i primi numeri di un nuovo studio sull' andamento dell' industria nella regione, che sarà presentato integralmente nel febbraio 2019, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno nella sede di Confindustria Umbria. Dati che per Alunni dimostrano quale sia la via da prendere "per far crescere il tessuto produttivo regionale". "Le nostre aziende stanno andando bene - ha sottolineato - hanno idee chiare e il mercato le sta pagando anche se il contesto umbro dove si trovano è caratterizzato da macronumeri che indicano un andamento diverso, con l' Umbria che si trova nella parte bassa del ranking nazionale". Da quanto ha affermato il presidente di Confindustria, facendo una analisi con dati certificati della situazione industriale delle società di capitali associate (e con numeri inoltre "in difetto" perché sono state tenute fuori le multinazionali multilocalizzate presenti in Umbria) sono venute fuori "conferme importanti". Alunni ha ricordato, dati alla mano, che dal 2015 al 2017 il fatturato delle 700 associate di tutti i settori è passato da 10,7 a 11,6 miliardi di euro. Così come l' utile netto (da 273 a 343 milioni di euro) e i dipendenti (da 33.780 a 35.992).
Secondo Alunni il focus sul manifatturiero conferma maggiormente la tendenza, con la crescita delle 425 imprese associate sia nel fatturato (dai 9,6 miliardi di euro del 2015 ai 10 miliardi del 2017) che per il numero di dipendenti, passati per lo stesso periodo da 27.724 a 29.149. Con il fatturato del manifatturiero delle associate in crescita maggiore rispetto a quello regionale (+4,5% contro il +3,3 regionale) e il numero di occupati (+5% contro il -3% regionale) che nelle aziende manifatturiere associate cresce mentre nel totale di quelle regionali diminuisce. Questo per Alunni "è un tema" sul quale bisogna fare una riflessione. "I numeri ci fanno capire che c' è una vivacità in Umbria nonostante i problemi che abbiamo" ha commentato Alunni per poi mettere sul piatto alcune ricette per "rafforzare e stimolare questa fase". "Con tutta l' articolazione della macchina pubblica - ha detto - c' è un dialogo aperto e un grande rispetto e il nostro lavoro, oltre che dare servizi agli associati, è anche quello di operare in sinergia perché l' Umbria diventi un territorio più competitivo per fare impresa". Alunni mette l' accento anche sulla "cultura d' impresa" per sottolineare poi che per crescere "serve più la cultura manifatturiera che infrastrutture", oltre a sostenere che "una cultura industriale fa crescere la dimensione delle imprese". E proprio sul tema della dimensione ha affermato: "Piccolo è bello è un ricordo del passato perché l' economia cresce quando c' è internazionalizzazione". Per questo motivo, ha spiegato Alunni, "ci deve essere una proiezione ad una crescita dimensionale con le piccole imprese che devono diventare medie, le medie diventare grandi e le grandi ancora più grandi". E per il presidente di Confindustria in questa partita "non ci sono interessi contrapposti, tutt' altro, e gli strumenti delle piccole non sono quelli delle grandi imprese". "Un conto - ha aggiunto - è il gioco della rappresentanza, altra cosa è guardare all' opportunità della crescita e per favorirla tutti devono fare la propria parte, compresa la politica che deve capire le priorità e fare le sue scelte. Noi diciamo, ed i dati lo confermano, che il ' fuoco' del nostro Paese e della nostra regione è la manifattura e per questo va tutelata".
Perugia
19/12/2018 15:39
Redazione