E' definita a dir poco "infelice" l'uscita social del senatore pentastellato Emanuele Dessì (vedi photogallery) contro il bonus 600 euro ai professionisti, con cui se la prende dal momento che hanno presentato la domanda per il bonus disposto dal Governo che egli stesso sostiene. Una presa di posizione imbarazzante, per il Governo stesso e per il movimento, che sta tutto in un post sul suo profilo Facebook Emanuele Lele Dessì: «Solo oggi mi rendo conto che ho fatto bene a non studiare da ragazzo. Invece di stare addosso ai libri mi sono divertito e ho girato un po’ il mondo. Tanto mi pare di capire, sarei stato in ogni caso un morto di fame… Anche se fossi diventato notaio».
Frase che forse voleva ironizzare sul fatto che tra coloro che hanno fatto richiesta del sussidio vi sono anche 300 notai - categoria notoriamente benestante - ma l'ironia, male espressa, ha fatto ridere poco ed anzi ha messo in subbuglio il mondo variegato dei professionisti, come tutte le Partite Iva, ma anche avvocati, ingegneri, commercialisti, in una crisi economica endemica dove stanno finendo invischiati tutti e tutti avranno un cappio al collo che si stringerà sempre di più, fino al rischio di soffocarne tanti. Rischio che evidentemente non sente intorno a sè il senatore grillino, forte delle proprie entrate da parlamentare, tanto da assumere un tono e un atteggiamento che ha mandato su tutte le furie intere categorie, e il buon senso comune.
A farsi portavoce di questo malessere è stato però da Gubbio il dott. Renzo Amanzio Regni, dottore commercialista con oltre 30 anni di esperienza, che ha voluto replicare al senatore pentastellato, inviando una lettera via mail sul tema del bonus 600 euro, di cui ha parlato oggi anche nella rassegna stampa di "Trg Mattino":
"Caro Senatore, Le scrivo perché sono venuto a conoscenza, dato che non frequento i social, delle Sue esternazioni con riguardo al provvedimento dei 600 euro, introdotto da un decreto legge che il Governo a cui Lei stesso fa riferimento ha emanato nei giorni scorsi.
Altrimenti non lo avrei mai fatto, tale è l’allergia che ho nei confronti di politici, di qualsiasi schieramento dal momento sin dall’inizio della mia professione (1988) ne ho biasimato l’etica e la coerenza.
Naturalmente non La disturbo per questionare sulla bontà o meno del provvedimento (scritto, mi lasci dire, con un pressapochismo da studente bocciato al primo esame di economia), quanto dallo stupore che mi attanaglia nell’apprendere certi epiteti da parte di un Senatore della Repubblica Italiana, un Senatore del mio paese, dove sono nato, vivo e lavoro con appena trentadue anni di professione alle spalle (per Sua sfortuna sono un dottore commercialista e non troverà la mia domanda negli antidiluviani archivi dell’Inps).
Usando la parola «morti di fame» per coloro che hanno inviato e/o ricevuto l’obolo dei 600 euro mi aiuta a comprendere non tanto quanto siate lontani dal mondo reale, dalla quotidianità, dai problemi economici e sociali con cui stiamo convivendo, ma quanto siate lontano dal rispetto per gli altri, e soprattutto nei confronti di chi fatica non poco a ritagliarsi uno spazio «vitale» all’interno di una professione, ove guadagnare con il lavoro e l’aggiornamento continuo la fiducia dei clienti, e soprattutto la loro solvibilità oggi significa lottare per un traguardo che sembra sempre più lontano.
Ma giustamente, Lei che ne sa? Ha detto bene… invece di stare addosso ai libri si è divertito e ha girato un po’ il mondo. Sarebbe stato un morto di fame, ugualmente.
Perfetto. La Sua ipotetica e apparente similitudine mi induce, suo malgrado, ad usare la proprietà transitiva, concetto suppongo a Lei poco noto per i già dichiarati trascorsi scolastici.
Stando poco sui libri non sarà stato certo tra i primi della classe e quindi giustamente annoverabile, come si chiamavano ai miei tempi, tra i «somari»; poi ha detto che ha girato il mondo; quindi, se non era un trasfertista, suppongo che poco ha lavorato, e se lo ha fatto ha probabilmente usato l’abito scuro: un «curriculum vitae», mi lasci dire, non certo edificante: un somaro che neanche ha lavorato si permette di chiamare il popolo che ha il mandato di rappresentare «morti di fame».
Lei rappresenta il tipico esempio del terzo stadio dello Stato di Platone. Se lo vada a studiare. Non Le farà male".
Gubbio/Gualdo Tadino
19/04/2020 09:25
Redazione