E' stata l'icona della Chiesa italiana del dopo guerra, il don Camillo energico, burbero, ma generoso di Guareschi interprentato da Fernandel che dava vita al prete di paese, punto di riferimento di una comunità non solo per le questioni di Dio, ma anche per quelle più spicciole degli uomini chiamati ad affrontare i problemi della quotidianità. Quell'icona oggi è destinata a scomparire e se realtà come Gubbio l'hanno conservata tenacemente fino ad oggi, ora è tempo di fare i conti con la stringente mancanza di sacerdoti: assicurarne uno per chiesa in singole parrocchie è ormai un sogno. Lo sa il vescovo Luciano Paolucci Bedini che ha affidato al mensile "Camminiamo" le sue riflessioni sulla necessità di un riordino delle parrocchie, preannunciando da qui ai prossimi 5 anni accorpamenti.
La diocesi di Gubbio sulla carta ha ancora 39 parrocchie e solo una trentina di preti di cui un terzo sopra i settant’anni, alcuni di loro in gravi difficoltà per malattia. Da qui l'ipotesi meditata in seno al consiglio presbiteriale di iniziare a ragionare non più per singole chiese affidate a singoli sacerdoti, ma per comunità parrocchiali dove almeno due di loro gestiscono un insieme di parrocchie, aiutati nelle loro funzioni da laici motivati ed attivi. L'idea, che non è ancora un progetto, è questa. Nel centro storico, dentro le mura, si unificherebbero le parrocchie di san Martino, san Giovanni e san Pietro. La parrocchia della Madonna del Prato, in espansione, avrà forze aggiuntive, mentre continueranno la loro attività le comunità di religiosi di san Francesco, sant’Agostino, san Secondo e Madonna del Ponte. Un'unica comunità parrocchiale per la zona della piana che guarda verso Perugia, da Cipolleto – Ponte d'Assi fino a Monteluiano, Scritto-Belvedere-Bellugello-Vallingegno e santa Cristina. Due comunità pastorali per l'area Saonda Chiascio: san Marco, Padule da una parte e Torre,Spada e Branca dall’altra che insieme si assumeranno la responsabilità delle comunità di Colpalombo e Carbonesca. La zona di Semonte-Mocaiana sarà ripensata come un unico territorio da gestire in due centri. La comunità di Semonte-Casamorcia- Burano e quella di Monteleto-Loreto-san Benedetto vecchio che insieme gestiranno anche san Martino in Colle e Camporeggiano. Un 'unica unità pastorale per Cantiano, Scheggia-Pascelupo e Costacciaro, due per Umbertide.
Un discorso a parte per la Basilica di Sant'Ubaldo dove la diocesi è già al lavoro per far tornare una comunità di religiosi, seguendo una tradizione lunga nel tempo.
Gubbio/Gualdo Tadino
18/07/2019 09:08
Redazione