Ex Merloni, l'appello conferma l'annullamento della vendita

Respinto il ricorso dei commissari straordinari della Merloni e dell'imprenditore marchigiano Porcarelli contro la sentenza del Tribunale di Ancona che in primo appello aveva annullato la vendita degli stabilimenti umbri e marchigiani ex Merloni alla Jp. In appello il giudice ha confermato la sentenza, dando ragione alle banche, creditrici della ex Merloni, che sostenevano di essere state danneggiate dalla vendita di un ramo d'azienda a prezzo inferiore rispetto al valore di mercato . In particolare la Jp acquistò gli stabilimenti di Fabriano e Colle di Nocera a 10 miloni di euro contro i 54 milioni di valore stimati. La sentenza d'appello, giunta nella tarda serata di ieri, è stata una vera e propria doccia fredda per i lavoratori Jp, 700 in totale, equamente divisi tra Umbria e Marche, ma anche per i sindacati che speravano in un benefico effetto del cosidetto decreto, poi convertito in legge, "Salva Italia" all'interno del quale una norma poteva aiutare la vertenza Jp. Quella norma, infatti, sostiene che in casi di fallimento aziendale il valore dell'impresa è dettato dal mercato e non dal valore ipotetico e sulla carta degli immobili. Quasi scontato il ricorso dei commissari, come dell'imprenditore Porcarelli, al terzo grado di giudizio per riuscire ad avere ragione su una vicenda chiave per il comparto lavoro in Umbria. La vertenza Merloni, con i suoi numeri , coinvolge un territorio vasto che va da Gubbio fino al folignate passando per tutti i comuni della fascia appenninica. Il fallimento del progetto di reindustrializzazione della Jp significherebbe il tracollo dell'unica speranza concreta di riattivazione degli stabilimenti di Colle di Nocera e Fabriano sinora pervenuta. A questo si aggiunga che il prossimo 13 maggio scade la cassa integrazione di quegli operai ex Merloni che non sono stati riassunti dalla J&P, un altro esercito di senza lavoro per i quali si apre la procedura di mobilità con nessuna prosettiva concreta per il futuro. Almeno sinora.