Fabriano, 31 mila abitanti, un lunga storia di città industriale quando già a fine XVIII secolo nascevano le Cartiere Miliani, fornitori di filagrane per la lira prima , per l'euro poi; quartier generale della famiglia Merloni che dagli anni '60 del Novecento con gli elettrodomestici Ariston fonda un impero, ma culla anche di altri imprenditori illuminati come Abramo Galassi che negli stessi anni inventa e commercializza in tutto il mondo le cappe aspiranti da cucina con il marchio Faber.
La città più ricca delle Marche fino a 15- 20 anni fa, capace di esprimere una banca propria, la Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, il salotto buono dell'Appennino con i suoi negozi alte firme snodati lungo Corso della Repubblica, tempio del basket con i suoi sette campionati in serie A maschile.
Una cartolina bella, ma d'altri tempi, come quelle che si conservano nel cassetto dei ricordi e si guardano di tanto in tanto. Crollato l'impero Merloni, i gioielli di famiglia sono oggi quasi tutti in mano straniere: la Indesit di Vittorio Merloni, uno dei figli del fondatore dell'impero, dal 2014 è passata alla multinazionale statunitense Whirpool; la Faber , che ha chiuso con pesanti licenziamenti lo stabilimento di Fossato di Vico, è del gruppo svizzero Franke ; le storiche Cartiere Miliani, a seguito della perdita di importanti commesse, da quest'anno sono della finanziaria americana Bain Capital.
La miriade di piccole aziende che lavoravano nell'indotto del metalmeccanico nel giro di poco si sono polverizzate ed oggi guardare al futuro in questa zona dell'Appennino significa ripensare se stessi. Ne è convinta qui la popolazione che non a caso ha scelto anche in sede elettorale di votare il cambiamento e dare la guida della città nel 2017 al sindaco del Movimento 5 stelle Gabriele Santarelli, classe 1977, una laurea in Scienze Agrarie e in tasca progetti per lo sviluppo agro ambientale e turistico del territorio. In questo scenario di attesa, tra ciò che è stato e non c'è più e ciò che dovrebbe forse accadere, c'è una città che si sente abbandonata dalle istituzioni , da una Regione che fa del mare uno dei suoi punti di forza, ma che ancora non ha individuato una strategia per l'Appennino. Figli e figliastri secondo molti qui, come Olindo Stroppa, consigliere comunale di opposizione, baluardo in questi tempi complessi del partito di Forza Italia, che ha lanciato una provocazione: chiediamo con un referendum di trasferire la giurisdizione di Fabriano dalle Marche all'Umbria.
"E' una provocazione che nasce da un malcontento generale che c'è nella popolazione - rivela Stroppa ai microfoni di TRG - Ci sentiamo isolati dalle politiche della Regione Marche, stiamo rischiando di perdere il punto nascite, di perdere l'Agenzia delle Entrate, o la sede dell'Inps. Tutto si sta spostando nella costa, si fanno ragionamenti per numero di abitanti e noi ne usciamo svantaggiati. Sono 40 anni che dobbiamo completare una strada di collegamento tra la costa e la Capitale, viaggiamo su una ferrovia dell'800, dunque le difficoltà sono anche viarie. Tutto questo sommato alla crisi economica ci dà un'equazione avvilente".
Nella città che è stata negli anni d'oro uno snodo ferroviario importante sulla Orte – Falconara, sede di rimessa mezzi e centro logistico di programmazione, oggi è proprio la comunicazione ferroviaria e stradale uno dei gap irrisolti
Se il referendum di trasloco di giurisdizione è e resta una provocazione, la proposta di invitare le Regioni e i Comuni a ragionare più seriamente in termini di Appennino è seria, perchè se la montagna divide in geografia, la stessa montagna unisce per storia e cultura
"L'obiettivo è creare un'area di crisi complessa ma non con la costa che ha caratteristiche diverse dalla nostra. Noi ci sentiamo isolati e abbandonati. Da qui la proposta di una politica comune con altri territori appenninici a prescindere dall'appartenenza a due regooni diverse - dice Stroppa. Il progetto Appennino in realtà non è nuovo da queste parti: già esistono associazioni che hanno iniziato a costruire fronti di dialogo soprattutto nel settore turistico ed ambientale; le Regioni Umbria e Marche con il progetto Quadrilatero hanno costruito strade seppur oggi non ancora terminate; il progetto sperimentale di area di crisi pensato per la Merloni ha costruito un modello per l'Italia per la creazione di aree di crisi complessa, salvo poi restarne fuori. Cosa manca allora? Una visione e soprattutto un modo nuovo e dinamico per approcciare il problema, con competenza ma anche con creatività
Gubbio/Gualdo Tadino
18/11/2018 19:18
Redazione