Dalle imprese culturali e creative quasi 8mila posti di lavoro. Si prepara a ripartire l'Umbria insieme alla cultura, uno dei settori più colpiti dalla pandemia da Covid-19, che però rilancia se stessa con i suoi musei e con i grandi contenitori d’arte che apriranno di nuovo al pubblico. Il sistema culturale e creativo, chiuso per lockdown da oltre un anno, che nel 2020 “ha retto” rispetto all’anno precedente e offre lavoro in Umbria a quasi 8mila persone è ora sotto i riflettori della Camera di Commercio dell'Umbria focalizzata sull'analisi delle imprese del sistema quali biblioteche, musei, archivi, teatri, ma anche spettacolo dal vivo, editoria, musica, produzioni video e fotografia, attività di design. Al 31 dicembre 2020 le imprese iscritte al Registro della Camera di Commercio dell’Umbria erano 2.790, di cui 2.122 in provincia di Perugia, e 668 in provicia di Terni. Un forte sbilanciamento dunque anche in termini di occupazione: il sistema produttivo culturale e creativo ha occupato nel 2020 in Umbria 7.650 persone, di cui 6.351 a Perugia e 1.299 a Terni. Su base tendenziale non ci sono particolari scostamenti rispetto al pre-pandemia. Tra i settori più rappresentativi per il "Cuore Verde" vi è quello delle “Attività professionali scientifiche e tecniche” (che coinvolge le attività di design specializzate, le attività fotografiche, agenzie per lo spettacolo e lo sport) con 817 imprese registrate in regione, ossia quasi un terzo delle imprese totali. Seguono le aziende che operano nel settore del divertimento e intrattenimento, e quelle aziende creative legate agli studi di architettura e ingegneria. Sul versante occupazionale, il settore che occupa più addetti è quello legato all’intrattenimento e al divertimento con quasi 3mila addetti in Umbria (2.984) sui 7.650 totale. Il 2021 – secondo la Camera di Commercio e il presidnete della stessa Giorgio Mencaroni – secondo i dati aggiornati al 31 marzo- segnano già un saldo negativo tra aperture e cessazioni e non regalerà pertanto numeri al rialzo. Già 48 sono le cessazioni a fronte delle sole 42 nuove aziende.