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Gubbio, applausi scroscianti alla lectio magistralis del prof. Grohmann che ha aperto il Festival del Medioevo

Gubbio, applausi scroscianti alla lectio magistralis del prof. Grohmann che ha aperto il Festival del Medioevo al Centro Servizi S.Spirito. E il vice ministro Buitoni promette "sostegno finanziario" per il futuro.

 

Gubbio e' un prototipo della città medioevale: che in fondo più che un luogo, è uno stato d'animo".

Non poteva aprirsi con definizione migliore la terza edizione del Festival del Medioevo: le parole del prof. Alberto Grohmann inaugurano e al tempo stesso cristallizzano questa prima giornata di incontri e convegni della rassegna ideata e coordinata da Federico Fioravanti e di scena a Gubbio fino a domenica prossima. A salutare l'apertura al Centro servizi S.Spirito, con Fioravanti, anche il sindaco Filippo Stirati, il vice ministro ai Beni Culturali, Borletti Buitoni e il presidente di ISME, Massimo Miglio.

"Un luogo ideale per leggere questo grande pezzo di storia che è il Medioevo – ha sintetizzato la vice ministro alla Cultura, Buitoni Borletti, che ha evidenziato la grande attualità del tema scelto in questa terza edizione: “E' importante conoscere le radici di una comunità cittadina, il senso della collettività, cosa ha rappresentato e cosa potrebbe rappresentare oggi e anche in futuro. Questa rassegna è l'occasione per una riflessione più ampia e molto attuale, dato che siamo tutti un po' sconnessi tra la globalizzazione e la dimensione di comunità di nostri borghi. Importante è anche l'aspetto della valorizzazione di tante eccellenze, dall'artigianato alla cucina: declinazioni fondamentali anche per parlare di turismo, per quell'Italia che non ha nulla di minore rispetto ai luoghi più gettonati”. La Borletti Buitoni ha poi auspicato per il futuro di non dover portare solo il saluto e riconoscimento formale del Ministero, ma anche risorse fondamentali per una rassegna che lei stessa definisce “unica nel suo genere e capace di coniugare la cultura con la C maiuscola con la valorizzazione di un territorio straordinario”.

A seguire i saluti del sindaco di Gubbio, Filippo Stirati, che ha confermato come si stiano valutando soluzioni di ordine giuridico proprio per avere un orizzonte ancora più sicuro per il Festival, con riferimento all'ipotesi Fondazione. Ed è intervenuto anche Massimo Miglio, presidente dell'ISME (Istituto studi medioevali europei), che ha posto l'accento su come i media oggi utilizzino il termine medioevale in senso negativo, come aggettivo, e al tempo stesso finiscano per esaltare aspetti puramente coreografici come invece sono i mercati medioevale o i costumi medioevali.

Abbiamo una società che ha una vera schizofrenia tra lettura positiva e negativa di questi 1000 anni. La ragione è chiara – ha detto Miglio - la nostra società è il risultato di un progresso scorsoio che ne ha strangolati altri. Uno dei settori strangolati e' la cultura storica. E pensare che l'Accademia italiana negli ultimi 20 anni ha prodotto tra la migliore medievistica europea. Il forte significato di una rassegna come il Festival del Medioevo a Gubbio è proprio il modo con cui la medievistica accademica può e deve colloquiare con un pubblico più vasto. Cosa che finora non era mai stata fatta a sufficienza. “Di manifestazioni come questa – ha concluso Miglio - ne hanno bisogno prima di tutto noi addetti ai lavori

Fioravanti ha quindi introdotto il prof. Alberto Grohmann, docente e studioso, considerato tra i massimi esperti e conoscitori dell'epoca medioevale. Anche se lui stesso parla di Medioevo come di “un'epoca che non esiste se non nell'accezione che è stata data nell'Ottocento. In realtà è un periodo astratto, 1.000 anni indefinibili in cui è successo tutto e il suo contrario”.

Grohmann non ha mancato di elogiare il Festival, che già l'anno scorso lo aveva visto partecipare: “Una delle più interessanti manifestazioni sorte negli ultimi anni – ha detto - per far sì che un prodotto, come la storia, diventi un patrimonio collettivo, con un linguaggio il più possibile semplificato”. Poi si è addentrato nei meandri della sua lectio magistralis che per un'ora ha tenuto attenta la foltissima platea, appagata e arricchita da tanta sapienza condita da innumerevoli citazioni: “Cos'è una città nel Medioevo? Una città e' uno stato d'animo, sentirsi parte di una collettività” dice, citando S.Agostino. "La città non è un qualsiasi insieme di abitanti, ma un insieme razionale di uomini che si riconoscono sottoposti ad una sola legge. Che è la legge che si sono dato essi stessi".

Ed ecco la carrellata di enunciazioni che affabulano l'ascoltatore in una sorta di passeggiata nella storia. “Il medioevo sono le città sepolte dalle invasioni barbariche, ma anche la Firenze dei Medici. A S.Maria Novella compare un'opera che sconvolgerà l'arte mondiale, con il Masaccio. C'è distruzione e costruzione, dove questi spazi urbani sono un eterno continuo grande cantiere. E questa è la lezione più alta che la città medioevale dovrebbe dare alla città contemporanea: lo spazio urbano e' un mondo che si trasforma continuamente e si adatta alle esigenze, ai bisogni, alle ideologie di quella società, in quel momento”. Grohmann porta l'esempio di Valencia, con una chiesa Cristiana sorta al di sopra di un tempo romano per Diana. "A metà dell'VIII sec, lo stesso edificio diviene una moschea. Nel 1094 il Cid Campeador, ritrasforma quel l'edificio in una Cattedrale cristiana, poi riconquistata dagli Arabi torna moschea. Agli inizi del XIII sec il sovrano di Aragona conquista Valencia e trasforma la struttura nella bellissima cattedrale gotica che oggi conosciamo. L'ex minareto diventa il grande campanile noto come il Miguelete. L'edificio è sempre quello. Ma racconta in questa sua evoluzione, il trascorrere del tempo, dei costumi e della cultura”.

Il Medioevo non fu un periodo buio ma colorato – ha aggiunto Grohmann - basti pensare a Giotto. La città fu la colonna portante dell'Europa. Perché la gente tornò all'interno degli spazi urbani. Il mondo medioevale (dal X al XIII sec) è uno spazio dove si muove la maggior parte delle persone. Giuristi, studenti universitari, politici. Si muovono i pellegrini verso i grandi santuari della Cristianità, come la via Francigena da Canterbury a Roma per chiedere indulgenze, o come il sentiero di Santiago. Più di tutti si muovono mercanti, artigiani, artisti, architettiE non tutti pregano come ci racconta Cecco Angiolieri, che aspira ad avere “donne, taverne e dado”.

Spesso, ha aggiunto Grohmann, del Medioevo sono state fatte ricostruzioni grottesche, anche in architettura. Con anomalie di epoca ottocentesca come quella di Assisi "che presenta alla piazza del Comune due palazzi uno di fronte all'altro, l'uno co merli guelfi e e l'altro con i ghibellini: impossibile, perchè gli uni avrebbero escluso gli altri”.

Infine una lezione di attualità: “La diversità che oggi ci spaventa tanto, non fu ritenuta elemento di pericolo nel Medioevo, ma di valore. E si diceva che quando ci spostiamo in uno spazio altrui, bisogna stare attenti ai peccati di lussuria e non essere maneschi, cercare di farsi identificare con quello spazio. Essere parte di quel mondo, in una parola, integrarsi”.

In conclusione il sindaco Stirati ha omaggiato il prof. Grohmann di una pregevole scultura di pietra realizzata dall'artista eugubino Giuseppe Allegrucci, tra i pochissimi scalpellini che hanno raccolto e conservato l'antica tradizione della lavorazione della pietra e vice presidente dell'Università dei Muratori, di medioevale origine. Un dono molto apprezzato dallo studioso che lo ha ammirato e interpretato come emblema delle opere dell'epoca.

 

Gubbio/Gualdo Tadino
27/09/2017 17:08
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