Attenzione a questo Gubbio. Si perchè rimontare quando si perde, e farlo in pieno recupero facendo rimettere in ghiaccio lo champagne che gli avversari stavano nel frattempo preparando è indice di diversi fattori, l'uno meno trascurabile dell'altro. E' sintomo di una squadra in salute, che a livello fisico dimostra di rispondere presente a gran voce, è simbolo di una squadraed un gruppo che sa bene dove vuole arrivare, senza troppi proclami verbali e senza porsi troppi limiti mentali. Dietro al risultato di 1-1 sono tanti gli spunti da poter analizzare: in primis, una squara che quando decide di giocarsi le partite con voglia e determinazione diventa pericolosa per chiunque, al di la della classifica, del blasone o della caratura stessa della squadra avversaria e del momento che vive. Lo dimostra per tutto il primo tempo, quando si avvicina più volte ai pali di Bindi, una volta fecendoli anche tremare come in occasione della traversa di Casiraghi. E' un Gubbio che quando gioca in velocità sembra un bimbo al parc giochi: azioni di prima ripartenze fulminee e peccato per qualche palla gol divorata letteralmente davanti alla porta avversaria, come successo a Ferri Marini. Il gubbio ha fatto capire sin da subito quello che Magi accennava già nel post gara del recupero con il Lumezzane: parlare di salvezza è ormai troppo retorico, bisogna tirare fuori la testa dal guscio per provare a prendersi qualcosa di più e continuare il processo di crescita. E l'atteggiamento messo in campo nei primi 45' di gara è la traduzione di quanto detto a parole, in fatti sul campo: bel gioco, pochi rischi (l'unica azione pericolosa è un tiro di Neto Pereira sul quale Volpe abbassa la saracinesca), qualche succulenta palla gol creata e sprecata e Padova tenuto a freno senza troppi patemi. Peccato l'inegnuità, che in una gara è sempre dietro all'angolo, nel finale aad una ventina di secondi dal the caldo, Altinier punisce l'unica incertezza di una difesa che per la prima volta da inizio stagione si schierava a tre. La difesa e il modulo, altro spunto: Fin quando le energie c'erano si è comportata bene, soffrendo poco, concendendo si il gol ma apparendo al tempo stesso molto autoritaria. Marini, Rinaldi e Piccinni offrono esperienza e garanzie, se si pensa che poi Magi si gira e vede in panchina uno come Burzigotti, capisce che ora di alternative ce ne sono e tante. Tanto da sganciare due che della corsa fanno il loro punto di forza, come Kalombo a destra e Zanchi a sinistra, disimpegnati, ma non esonerati, di più dai compiti di copertura, messi nella condizione e posizione giusta per attaccaree far male, soprattutto Zanchi giocatore di spessore per la categoria: falcate alla Zanetti, assist al bacio per i compagni, lottatore per tutta la gara, se migliorasse anche nella fase difensiva, sarebbe un giocatore da far gola a club importanti di B. In mezzo, il solito immenso Romano, uno che la Lega Pro nonostante un età avanzata, dimostra di poterla fare con la sigaretta in bocca: il capitano è presente in ogni azione, recupera palla e con grande naturalezza imposta l'azione, leader silenzioso ma carismatico allo stesso tempo, dote di pochi, anzi pochissimi. La davanti è un Ferretti al qualenon si può chiedere di più: perchè magari non corre alla Speedy Gonzalez come altre volte, ma dimostra sempre di essere un punto di riferimento importante e un validissimo nonché importante giocatore per qualsiasi squadra della categoria. E poi, giocare sempre titolare, anche quando come in questa occasione ci sono tre partite in una settimana, diventa difficile reggere il confronto per chiunque. Infine, il ritmo e i cambi dalla panchina: nel primo tempo ritmi alti, forse davvero per anche qui per lo stesso ragionbamento fatto in precedenza, davvero non si poteva alzarli di più. Poi il gol e contraccolpo psicologico non del tutto smaltito nella pausa tra la prima e la seconda frazione, prima di sorprendere nuovamente il Padova nel secondo tempo. I cambi hanno fatto la differenza, Candellone, pur non mettendosi in evidenza particolarmente, ha saputo dare di più rispetto ad un evanescente Ferri Marini, Lafuente aveva davvero uno spazio risicato di gara, il suo lo ha provato a fare. Magi non ha avuto paura di passare ad un 4-2-4 dando un segnale forte alla squadra e che alla fine ha sortito gli effetti sperati: 1-1, pareggio meritato e futuro che sembra sorridere a rossoblù che rimontano lo svantaggio come successe prima della sosta a Bolzano. Magari qualche cambio, poteva anche essere effettuato prima, non è stato nemmeno utilizzato il terzo, ma insomma come dare torto ad un allenatore che comunque alla fine ha avuto ragione nelle seue scelte, vedendo premiata la sua pazienza anche nel gestire i cambi, senza farsi prendere troppo dalla frenesia. Questo Gubbio ha dimostrato che nei play off ci può stare eccome e che sognare la quinta piazza è lecito: pur di continuare però con prestazioni come quelle in terra patavina, pur di non porsi limiti e senza snaturare l'identità di una squadra che Magi ha plasmato alla perfezione a quello cheè il suo credo calcistico. Perchè se Padova era un esame, alla fine superato a testa alta, l'Albinoleffe domenica ne rappresenta un altro, ancor più insidioso e allo stesso tempo stimolante: vincere per aumentare il solco da quello che è l'ultimo posto che assicura gli spareggi promozione, occupato proprio dall'Albinoleffe a quota 33 punti, segnando a quel punto un solco importante per poter sognarema sempre parola di Magi “Con fame, piedi per terra e tanta umiltà”. Intanto, questa sera non perdete l'appuntamento con il salotto sportivo di Fuorigioco, la trasmissione concotta dal direttore Giacomo Marinelli Andreoli. Ospiti in studio per analizzare la gara con il Padova e il prossimo impegno interno con l'Albinoleffe, il giocatore rossoblù Zanchi, oltre che il giornalista Roberto Minelli e l'opinionista Franco Pinna.
Gubbio/Gualdo Tadino
13/02/2017 18:30
Redazione