Erano in tanti a Palazzo Pretorio prima e alla sala dell'arengo di Palazzo dei Consoli, poi, per l'inaugurazione della mostra "L'ultima muta", l'esposizione dei Ceri mezzani di fine '800 conservati al Museo di Arti e Tradizioni popolari dell'Eur di Roma.
Il ritorno a Gubbio, anche se per poche settimane, rappresenta una novità che si inserisce nel percorso di "rientro" della manifestazione che dà il simbolo alla Regione Umbria nel novero delle feste delle macchine a spalla riconosciute patrimonio immateriale Unesco da alcuni anni.
A presentare la rassegna il sindaco di Gubbio, Stirati, affiancato da Leandro Ventura,
Direttore museo arti e tradizioni popolari, Patrizia Nardi, referente Unesco per il circuito feste macchine a spalla, Stefania Baldinotti, del Ministero a Beni Culturali. "Oggi compiamo un altro passo avanti verso il riconoscimento Unesco - ha detto Stirati - e al tempo stesso portiamo a termine un'operazione di memoria e condivisione importanti per la nostra comunità. Poco o nulla si sapeva di questi ceri mezzani conservati al Museo di Roma fin dal 1909. Oggi ci riappropriamo di un pezzo della nostra storia".
"Consideriamo fondamentale il rapporto con le comunità di provenienza dei beni contenuti nel nostro museo - ha evidenziato Ventura nel suo saluto - Importante e' sottolineare il ruolo della conservazione e salvaguardia, ma anche il senso di appartenenza che si avverte nei confronti di ciò che rappresenta la Festa dei Ceri. come lo sono i ceri mezzani di fine 800. Considero questi Importanti momenti di ritorno".
Ancor più appassionato l'intervento di Patrizia Nardi che da anni si adopera a favore del rientro della Festa dei Ceri nella rete di macchine a spalla: "È' noto il mio legame affettivo con Gubbio. Per questo apprezzo il fatto che con la giornata di oggi abbia,o centrato tre obiettivi: il centro documentazione sul festa, il museo multimediale, e ora la mostra su ceri mezzani. I ceri meritano l'attenzione della comunità internazionale e dell'Unesco. Anche il Ministero e' sempre più attento a questo percorso. La valorizzazione non si può fare a intermittenza, ha bisogno di una presenza costante, di un impegno delle istituzioni incassante. E Gubbio e' sicuramente sulla buona strada".
Anche Stefania Baldinotti (Ministero beni culturali) ha sottolineato come "abbiamo scritto una pagina di antropologia moderna. Si chiama in gergo Rimpatriation. Elementi di culto tornano nella comunità da cui hanno avuto origine. Questa disposizione ha origini in Usa nel secolo scorso. Nonostante resti forte la dicotomia tra entusiasmo delle comunità e rigidità delle istituzioni conservatrici. I ceri ora sono tornati qui a fare l'ultima muta".
Prezioso in sede di presentazione, anche il contributo di studiosi locali, a cominciare da Francesco Mariucci (Ufficio beni culturali comune Gubbio): "Ci si chiede come mai i Ceri siano finiti a Roma a inizio XX secolo. Tutto nasce nel 1909 quando si organizza l'esposizione mondiale con una sezione dedicata alle tradizioni popolari. Operazione importantissima - la definisce Mariucci che ricorda - A Gubbio arrivo' un canonico livornese che prese contatto con alcuni referenti locali. Fu concordata la vendita dei tre ceri mezzani a 270 lire, una bella cifra per l'epoca. Anche se in realtà dai documenti del tempo si evince che non fu molto pacifica. Teodoro Manganelli definì' tutto per conto dell'Universita dei Muratori".
Infine Paolo Salciarini, responsabile beni culturali della Diocesi, è intervenuto per parlare dell'iconografia dei santi, esposti in una teca di vetro nella sala dell'arengo unitamente alle barelle, che invece sono appoggiate al muro. "La statuina di S.Ubaldo e' pressoché completa, S.Giorgio ha perduto lo scudo che non c'è' più. S.Antonio ha invece un'immagine differente. Il saio che vediamo oggi è' diverso da quello presente nel santo dei ceri mezzani, e' di colore marrone. Un'iconografia da riesaminare rispetto alla tradizione. Altra particolarità il fatto che la decorazione è fatta su tela applicata a legno, come per i ceri grandi".
Il taglio del nastro della mostra ha suggellato la mattinata che ha visto anche la presenza del Vescovo Ceccobelli, del sindaco di Gualdo Tadino, Presciutti oltre che di tutti i rappresentanti delle istituzioni ceraiole, da Università muratore a Maggio Eugubino alle famiglie ceraiole.
Esposta nell’Arengo c’è anche una copia non originale, realizzata negli anni ‘50 direttamente a Roma, dei Ceri grandi con simbologie dei quartieri e altri decori.
Gubbio/Gualdo Tadino
25/03/2017 15:39
Redazione