L'icona di Checco Zalone che in "Quo vado" vedeva nel posto fisso la massima aspirazione di una vita lavorativa, non è più una fotografia realistica dei giovani odierni. Vessati da anni di crisi e da una pubblico impiego ingessato, anche loro hanno cambiato forse il modo di pensare se stessi o forse consapevoli delle potenzialità di un mondo globale aspirano a conquistare il proprio successo personale seguendo sogni e desideri . E' un ritratto anomalo quello presentato a Gualdo Tadino presso la sala parrocchiale di Santa Maria Madre di Dio dalla scuola di formazione socio politica Toniolo della Diocesi di Assisi , Nocera Umbra e Gualdo Tadino e dal circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico. Uno studio nato dalla volontà del vescovo Domenico Sorrentino di riflettere sul futuro lavorativo dei giovani dell'eugubino gualdese , realizzato tramite un questionario sottoposto ad un campione di 180 studenti che hanno terminato il percorso di studi superiori presso gli istituti di Gubbio e Gualdo Tadino tra il 2014 e il 2017. Ne è emerso che il 52 % di loro ha scelto l'Università , poco sotto la media regionale che è del 53% , le ragazze superano in numero i ragazzi . Il 27 % ha trovato un lavoro a tempo determinato, mentre il 21 % è inoccupato . Un dato preoccupante quest'ultimo secondo lo studio, visto che è destinato ad ingrandirsi recependo tutti quei giovani che, terminato il tempo di lavoro determinato , si ritrovano spesso senza occupazione. Le sorprese maggiori arrivano però dalle proprie aspirazioni, ovvero dalla classica domanda cosa vorresti fare da grande . Ebbene il 24 % vuole un lavoro in proprio, un'azienda, un altro 24 % ambisce al lavoro dipendente in un'impresa privata , il 21 % vuole essere libero professionista , solo 18 % pensa al posto fisso nel settore pubblico , seguono con l'11 % quelli che si indirizzano verso l'artigianato. Le motivazioni di questi dati si intuiscono dalle risposte alla domanda successiva: quali caratteristiche deve avere il tuo lavoro ? Il 56% vuole che il suo impiego lo soddisfi, ovvero che gratifichi le sue conoscenze e le sue aspettative, solo il 22 % ritiene importante che sia sicuro . Il 18 % da valore al fatto che nell'ambiente di lavoro ci siano persone con cui sentirsi a proprio agio . Interessante anche il dato su dove lavorare . Non è più un must quello di restare nella zona di origine, questa opzione la sceglie solo il 27 %, il 45 % non ci ha mai pensato, indice che l'opzione dell'andare fuori dal proprio territorio è comunque pensata come una possibilità . Chi sceglie l'opzione fuori, per il 61 % lo fa perchè nella zona di origine teme di trovare solo lavori precari . Altro elemento interessante è il settore su cui si pensa che il proprio territorio dovrebbe puntare per rilanciare il lavoro : turismo e cultura svettano , seguono nuove tecnologie e artigianato.