“La crisi infinita finirà nel 2015?”: Francesco Daveri, docente all'università di Parma e alla Bocconi, ha approfondito i temi economici, globali e non, che hanno fatto da filo conduttore del XII Censimento degli immigrati nell'eugubino-gualdese presentato ieri in Comune a Gubbio.
Perché crisi ed economia? Perché la preziosa occasione di confronto sulla situazione degli stranieri nel comprensorio, come nel 2013, ha ribadito che nell'Alto Chiascio si registra un nuovo calo di residenti immigrati, un segno meno che va “a braccetto” proprio con gli indicatori economici. L'approfondito rapporto è stato curato dallo staff del Circolo Acli “Ora et Labora” di Fossato di Vico. Oltre a Daveri, la discussione ha ospitato gli interventi di Filippo Mario Stirati, sindaco di Gubbio, e di monsignor Mario Ceccobelli, vescovo della diocesi, mentre a moderare c'era Nicola Miriano, già Procuratore della Repubblica a Perugia.
A snocciolare le cifre il vicepresidente provinciale Acli Sante Pirrami. La ricerca (aggiornata al 30 settembre) evidenzia che, dopo anni di saldi positivi, nell'eugubino-gualdese i numeri relativi all'emigrazione registrano un saldo negativo per il secondo anno consecutivo, tornando ai livelli del 2009. Nel comprensorio dell'Alto Chiascio, seppure di poco, gli stranieri regolarmente residenti calano ancora, soffrendo di più una crisi economica che, appunto, negli ultimi anni non si è risolta. La popolazione straniera è diminuita dell'1,9% negli otto comuni di riferimento (Gubbio, Fossato di Vico, Sigillo, Scheggia, Costacciaro, Valfabbrica, Gualdo Tadino e Nocera Umbra), attestandosi a 5832 unità (nel 2012 erano oltre 6000). L'incidenza della popolazione straniera, in rapporto alla popolazione totale residente, resta comunque stabile, calando di solo lo 0,1% e attestandosi all'8,9%. E raffrontando i dati dal 2005 al 2014 nel territorio l'aumento della popolazione straniera è comunque in crescita, segnando un +2,8%. Da notare come siano i comuni più grandi (Gubbio, Gualdo Tadino e Nocera Umbra) a riscontrare una perdita di presenza di immigrati, mentre in quelli più piccoli si registrano incrementi di poche unità (ad esempio Scheggia e Pascelupo segna un aumento di 22 unità, +1,5%). È ancora Fossato di Vico il comune dove gli immigrati incidono di più: il rapporto stranieri/italiani si avvicina infatti a uno a cinque (18,8%, +0,2 rispetto al 2013).
Per quanto riguarda le nazionalità più rappresentate, fino al 2010 gli stranieri provenienti dall'Albania costituivano la prima etnia (ora sono al 17%), ma dal 2011 sono stati scavalcati dai romeni, che nel 2014 rappresentano il 20,3% degli immigrati. Altra comunità significativa è il Marocco (16%), poi Ucraina (7,2%) e Macedonia (6,7%). Una classifica che sostanzialmente rispecchia quella nazionale, Cina a parte, che nel territorio non raggiunge presenze significative.
Nella popolazione scolastica continua la “dispersione”: negli otto comuni negli asili il 16,4% (-3,8% sul 2013) degli alunni è straniero, alle elementari il 14,4% (-2,5%), alle medie il 14,1% (-0,8%) mentre alle superiori il dato crolla all'10,2 (-1,2%, anche se Nocera Umbra segna il 38,6% di incidenza, in netto aumento, mentre Gubbio soltanto l'8,2%): “Servirebbe un piano sociale per le scuole - ha detto Pirrami rivolgendosi agli amministratori presenti anche dagli altri comuni - e devono nascere logiche diverse per l'orientamento scolastico”. Da sottolineare che Fossato di Vico raggiunge la quota di oltre un alunno straniero su tre all'asilo (36,7%, in aumento), ma soltanto il 13,4% alle medie.
Sembrava che il 2014 fosse l'anno della ripresa dell'economia e del mercato del lavoro. Così non è stato. Il Pil ha continuato a scendere, le tasse sono rimaste elevate così come gli ostacoli per un giovane che voglia aprire una nuova impresa. Da questa premessa è partito Daveri introducendo l'argomento della crisi: “Non si può mai smettere di sperare, però, perché i dati non lasciano spazio a molto ottimismo, ma qualche segnale positivo c'è”. Ecco allora l'occasione per cercare di capire se e quando la recessione infinita finirà e tornerà il segno più. Partendo dalle previsioni dei tassi di crescita globali, Daveri ha spiegato che “l'Eurozona non traina l'Italia e sta deludendo rispetto agli Stati Uniti, che hanno fatto più spesa pubblica rispetto a quanto abbiano incassato dai propri contribuenti e dove i salari lordi e le tasse sul lavoro sono più bassi, mentre la produttività è più elevata”. L'Italia, inoltre, subisce “la concorrenza dell'Est Europa” e infatti registra il crollo della manifattura (-23,5% rispetto al 2007). Se ne esce? Come accennato, “qualche buona notizia c'è - spiega ancora Daveri -: dopo il crollo del biennio 2012-13, con il 2014 si nota un inizio di ripresa delle compravendite immobiliari sia commerciali sia residenziali, in particolare nel terzo trimestre 2014; il credito dalle banche, poi, ha cominciato a diminuire di meno rispetto al passato, mentre con l'inflazione quasi a zero dal 2013 è risalito il potere d'acquisto degli stipendi”. Resta però da considerare un fattore molto influente: “La variabile della disoccupazione, in aumento, continua a incidere in negativo proprio sul recupero di potere d'acquisto e il leggero aumento degli stipendi”. Che cosa ci aspetta, dunque, nel 2015? Purtroppo i segnali di miglioramento dell'economia italiana sono scarni e difficili da misurare: “Il mercato estero continuerà a essere il principale motore di crescita per le imprese, quindi chi continuerà su questa strada continuerà a giocarsela con gli altri Paesi, mentre sul mercato interno riscontreremo forti differenze di risultati. In ogni caso, risultati magri sono meglio di risultati negativi, ricordando che la legge di stabilità 2015 prevede il ritorno del segno più per il Pil (+0,5%) e, seppure lieve, una diminuzione del rapporto tra deficit e Pil stesso (dal 3 al 2,6%).
L'intero incontro di ieri andrà in onda integralmente su TRG domenica 14 dicembre alle ore 21.
Gubbio/Gualdo Tadino
03/12/2014 10:19
Redazione