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Lumsa, tramonta il campus universitario a Gubbio. Lettera del rettore: "Non disponibili alla gestione dell'ex seminario"

Il progetto Lumsa a Gubbio è tramontato. Non lo dice chiaramente il sindaco Filippo Stirati, che anzi auspica una ripresa del confronto con i vertici dell'Università romana.

Il progetto Lumsa a Gubbio è tramontato? Forse. Non lo dice chiaramente il sindaco Filippo Stirati,  ma la lettera che il rettore Francesco Bonini ha inviato lo scorso giugno al Comune di Gubbio lascia perplessità.

Lumsa ha scritto al sindaco che: "Mutate le condizioni generali esterne, l'ateneo non intende farsi carico della gestione diretta dell'immobile dell'ex seminario", confermando però la sua disponibilità ad organizzare qui master di specializzazione univesitaria. Lumsa, in sostanza, non si accolla gli oneri della gestione di un imponente edificio storico nel cuore della città di pietra. Un passo indietro.

Era il 2010 quando Lumsa, l'università Maria Santissima Assunta fondata dalla Congregazione delle terziarie domenicane missionarie della scuola, in virtù del rapporto privilegiato con Gubbio, dove nel 1924 Luigia Tincani fondò il loro ordine, manifestò la volontà all'amministrazione comunale di creare in città un polo universitario di alta formazione. L'ex seminario, proprietà del Comune di Gubbio, fu da subito lo spazio ritenuto idoneo. Previsioni? 700 studenti in media all'anno, provenienti non solo dall'Italia, che avrebbero soggiornato a Gubbio per master post laurea, usufruendo dei posti letto, circa 35, che potevano essere ricavati. Un lungo ping pong tra le amministrazioni comunali che si sono succedute e Lumsa per definire i termini, con la rottura delle trattative avvenuta nel settembre 2012, quando il cda di Lumsa disse no alla proposta di acquisto dell'immobile dell'ex seminario per 6 milioni di euro fatta dalla giunta Guerrini. Troppo onerso, dissero, in un momento in cui l'ateneo aveva già deliberato un acquisto importante a Palermo. La ripresa del dialogo con l'avvento dell'amministrazione Stirati e la stipula di una convenzione, fortemente sostenuta dalla Diocesi di Gubbio allora guidata dal vescovo Mario Ceccobelli, che sembrava aver trovato la quadra del cerchio tra esigenze diverse: quelle di Lumsa di non dover investire somme ingenti nell'adeguamento dei locali, quelle della città di veder valorizzato l'immobile dando vita a un polo universitario e quelle della Diocesi di far tornare a Gubbio il presidio cattolico fondato dalla Tincani. A consentire la stipula dell'accordo, avvenuto nel luglio del 2018, l'intervento fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia che con un finanziamento quasi milionario, erogato in favore della diocesi, che prendeva in gestione dal Comune l'ex seminario, consentiva di fatto di ristrutturare l'edificio e adeguarlo alle esigenze della Lumsa. Lumsa che si impegnava a sua volta a dare vita in loco ad un campus stabile e continuativo. Qualcosa è cambiato dal 2018 ed oggi l'Università non intende prendere la gestione diretta dell'immobile pur confermando la volontà di tenere qui dei master, master che tuttavia non sembra si potranno tenere da settembre in poi quando l'ex seminario ospiterà per almeno 15 mesi le classi dell'edificio scolastico ed Ottaviano Nelli in ristrutturazione.

Il problema che si apre ora non è dappoco perchè la Fondazione Carisp , in fase di rendicontazione del suo finanziamento quasi milionario, potrebbe richiedere indietro alla Curia, a cui lo ha concesso, quanto versato per un progetto che di fatto non è andato ancora in porto . L'amministrazione comunale afferma che il progetto di fare dell'ex seminario un Polo universitario al momento è solo sospeso per sopraggiunta necessità logistica e che ci sono altri atenei con cui iterloquire. Ma gli stipultanti della convenzione 2018 saranno tutti d'accordo? 

Gubbio/Gualdo Tadino
28/07/2021 15:17
Redazione
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