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Omicidio Rosi ad una svolta: gravi indizi a carico dei due rumeni arrestati a Gorizia

Omicidio Rosi ad una svolta: gravi indizi a carico dei due rumeni arrestati a Gorizia, di 31 e 20 anni. Erano scappati dopo l'omicidio e stavano rientrando in Italia. Per un terzo le ore sono contate.
E' dunque probabile che siano gli assassini di Luca Rosi i due rumeni arrestati oggi al confine tra Italia e Slovenia. Erano fuggiti all'estero subito dopo l'omicidio del bancario di Ramazzano ma stavano tornando: Iulian Ghiorghita e Aurel Rosu, romeni di 31 e 20 anni praticamente incensurati, sono stati bloccati dai carabinieri appena passato il confine tra Slovenia e Italia. A entrambi e' stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con la quale vengono accusati della rapina a Ramazzano di Perugia finita con l'omicidio del bancario trentottenne, il 2 marzo, e quella in una villetta di Resina, nei primi giorni di febbraio, nel corso della quale una donna venne violentata (da Ghiorghita ipotizzano gli investigatori). Un loro complice, probabilmente anche lui romeno, e' ricercato perche' ritenuto coinvolto nell'azione che porto' all'omicidio Rosi. ''Barbaramente ammazzato'' con cinque colpi di pistola ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Angelo Cuneo, nella villetta dei genitori dove c'erano anche il nipote di otto anni e la madre. Dopo avere reagito quando uno dei malviventi si era rivolto alla compagna dicendo ''tu vieni''. Colpito a morte anche se, ormai ferito, si fosse rifugiato in camera. Ghiorghita e Rosu sono stati bloccati a bordo di un pulmino Mercedes che fa la spola con l'est europeo. Perche' stessero tornando dopo essere scappati in Romania, dove erano monitorati dall'Arma, non e' chiaro. Cosi' come deve essere accertato dove fossero diretti i due, che risiedono nella zona di Vercelli, senza un'occupazione stabile e da dove si sono recati piu' volte - e' emerso dalle indagini - in Umbria (anche in treno). Ai presunti responsabili dell'omicidio Rosi e della rapina con violenza sessuale (della quale non è accusato il ricercato) i militari sono giunti al termine di una complessa indagine nella quale sono stati impegnati vari reparti dei carabinieri coordinati dalla procura del capoluogo umbro. Un'inchiesta complessa perche' i malviventi hanno sempre agito a volto coperto e indossando i guanti. Gli investigatori hanno pero' raccolto ''elementi inconfutabili'' che li ''inchiodano'' ai due colpi. Come il Dna di Ghiorghita recuperato in occasione dello stupro (della madre della compagna del proprietario della villetta dove c'' era anche la nipote quattordicenne) e risultato lo stesso repertato in un piccolo appartamento utilizzato come covo prima della fuga e quello isolato su una scarpa abbandonata in un'altra rapina in villa, a Torgiano il 12 giugno scorso. Ma anche la testimonianza del presunto basista della rapina di Resina, fermato nei giorni scorsi. Colpo nel quale era stata sottratta anche un pistola semiautomatica che gli inquirenti sospettano sia la stessa calibro nove usata nel colpo nella casa dei genitori di Rosi, malmenato quando - e' stato ricordato - aveva gia' le mani legate dietro la schiena. I tre rapinatori erano fuggiti con la sua auto recuperata nei pressi dell''appartamento utilizzato come covo. Una piccola abitazione nella quale viveva anche una straniera legata a Ghiorghita e rintracciata dai carabinieri mentre stava per imbarcarsi su un volo per la Romania. E' stata quindi la donna (a carico della quale non sono stati presi provvedimenti) a fornire indicazioni ritenute utili - hanno spiegato gli investigatori - sull'omicidio del bancario. Altri elementi sono giunti dall'esame del traffico telefonico cellulare nelle aree delle tre rapine. Tracce seguite dai carabinieri in Italia e all'estero. Una vera e propria caccia all'uomo che ha portato stamani a bloccare Ghiorghita e Rosu. Ma anche il loro complice sembra avere ormai le ore contate.

16/03/2012 23:31
Redazione
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