Operazione 'Capitale', maxi evasione fra Perugia e Roma

Otto ordinanze di custodia cautelare e cinque misure interdittive eseguite, sequestri patrimoniali disposti fino al valore di 15 milioni di euro: questo il bilancio dell’operazione “CAPITALE” scattata alle prime luci dell’alba di oggi, disposta dall’Autorità Giudiziaria di Perugia ed eseguita dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria locale. A finire in carcere e ai domiciliari i componenti di un gruppo criminale con base a Roma ed una importante ramificazione nel perugino attraverso il coinvolgimento di due imprese locali. Dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta. Il sodalizio criminoso era specializzato nelle frodi all’IVA intracomunitaria su prodotti informatici ed elettronici, frodi che nei soli anni 2012 – 2014 avevano prodotto un giro di affari di oltre 50 milioni di euro. All’inizio sono stati i funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Perugia ad aver individuato una società perugina che risultava invece, aver effettuato cospicui acquisti dalla Germania di materiale informatico (per oltre 4,4 milioni di euro) senza presentare le neccesarie dichiarazioni. Al Servizio Antifrode della Dogana si sono affiancati gli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia che hanno accertato come la società, pur sottoposta ad ispezione contabile, non solo non aveva interrotto la condotta illecita ma aveva aumentato il proprio giro d’affari, con acquisti intracomunitari per oltre 24 milioni di euro. Dall’attività di indagine è emerso che la società era di fatto gestita da un’unica organizzazione a delinquere stanziata a Roma che acquistava il materiale tecnologico da Germania, ma anche Austria, Olanda, Belgio e Romania rivendendolo in media al 16% in meno rispetto al prezzo di acquisto dai fornitori intracomunitari grazie alla totale evasione delle imposte. In un appartamento nella periferia di Roma Nord l’organizzazione aveva stabilito la sua base operativa. Dai computer dell’ufficio è stata ricostruita l’intera contabilità parallela: 13 gli associati di cui un capo con diversi precedenti penali, 2 fidati collaboratori, un commercialista di Lecco, una contabile e 7 prestanomi che gestivano 2 società cartiere, su cui far ricadere ogni debito tributario, 5 società filtro, fraudolentemente interposte tra le cartiere e le beneficiarie, e un grossista napoletano che immetteva i prodotti sul mercato. 4 gli arresti in carcere, altri 4 ai domiciliari, per cinque membri della banda il divieto di esercitare uffici direttivi delle imprese per un anno. Il G.I.P. ha anche disposto il sequestro di beni delle imprese coinvolte e degli indagati fino all’ammontare dell’IVA evasa, quantificata in oltre 15 milioni di euro.