500 fotografie in bianco e nero che raccontano la condizione delle persone affette da albinismo in uno dei paesi più poveri del continente africano. Sarà presentato domenica 10 marzo alle ore 17.30 nella Sala dell’Editto del Palazzo comunale “Africa bianca- il mio viaggio in Malawi”, il volume del fotografo Alfonso Della Corte che ha voluto racchiudere in una pubblicazione le preziose testimonianze raccolte durante i suoi viaggi in Malawi. Dopo l’introduzione della giornalista Benedetta Tintillini, direttrice Umbria e Cultura e del giornalista Gilberto Scalabrini, è previsto l’intervento del sindaco Moreno Landrini a cui seguirà la proiezione fotografica a cura di Alfonso Della Corte. Incuriosito dal fenomeno dell’albinismo in Africa, particolarmente frequente in alcuni stati quali il Malawi, Alfonso ha voluto raccontare il fenomeno vivendolo da vicino: ha conosciuto circa un migliaio di persone albine, vivendo con loro per capire, vivere e sentire cosa voglia dire essere albini in quell’angolo di mondo. Gli albini in Africa sono da tempo vittime di una sanguinosa tratta alimentata da credenze diffuse da stregoni che attribuirebbero ai corpi degli albini delle proprietà magiche. Per questo motivo gli albini sono rapiti e sezionati su mandato di persone ricche, che vogliono trarre beneficio dai loro corpi. Gli albini sono anche soggetti a numerosi gravi malattie che aggrediscono la loro fragile epidermide, indifesa verso gli attacchi del cocente sole africano. Melanomi ed altre patologie mortali fanno sì che la vita media di una persona albina in Africa non superi i 30 anni di vita. Il volume “Africa Bianca – Il mio viaggio in Malawi” oltre allo scopo divulgativo, vuole impiegare parte del ricavato al fine di organizzare, in Malawi, punti di distribuzione gratuita di presidi medici atti a proteggere la pelle degli albini dall’aggressione del sole ed a curare i problemi cutanei. Il libro è edito Kroma Editrice Srlm e la prefazione è a cura del dott. Michelangelo Bartolo, Comunità di Sant’Egidio, Segretario generale GHT (Global Health Telemedicine), la postfazione è della giornalista Benedetta Tintillini.