Fabrizio Castori, allenatore del Carpi, una vita nel calcio, ha realizzato a 60 anni un sogno a lungo accarezzato.
Ora è per tutti “Mister serie A”, e cosi lo ha salutato, abbracciandolo un altro marchigiano doc, il prof Auro Caraffa, direttore della struttura di Ortopedia del S. Maria della Misericordia.
I due, legati da un lungo vincolo di amicizia, si sono incontrati alla vigilia della partita che ha decretato l’ingresso ai play off del Perugia. Un incontro ricco di spunti umani e professionali, un piccolo-grande amarcord tra due professionisti che hanno in comune la caparbietà tipica dei marchigiani. "Conosco il professore Caraffa da quando allenavo il Tolentino, da allora non ci siamo mai perduti di vista e posso dire che la mia lunga carriera è stata anche scandita dalle sue telefonate, dai nostri incontri. Auro è un amico vero, con me ha condiviso le tante gioie del calcio ed anche qualche amarezza. A lui non mi lega solo un rapporto di stima e di amicizia profonda, ma anche una illimitata fiducia nelle sue qualità di medico. Sia io che la mia famiglia abbiamo avuto necessità del professionista- dice all’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera di Perugia il protagonista dell’ultima favola calcistica di una squadra di provincia-, sono stato operato ad un ginocchio al S. Maria della Misericordia tre anni fa, un intervento chirurgico in artroscopia ,necessario per uno come me che ama stare sul campo con la squadra e se possibile fare anche qualche partitella con i ragazzi”. Oltre alla rimpatriata Castori e il prof. Caraffa hanno anche fatto il punto della situazione clinica; un consulto per quanto riguarda le future necessità :” Dovrei fermarmi per qualche settimana per una protesi dell’anca- aggiunge l’allenatore-, ma sono troppo preso dagli impegni professionali. So quanti sacrifici ho fatto per arrivare al traguardo più alto, e non posso certo fermarmi adesso. Stringerò i denti, e pazienza se non potrò scorrazzare sul campo come qualche anno fa. Intanto il professore mi ha dato qualche consiglio terapeutico e so di poter sempre contare sul suo apporto. Ogni volta che io e i miei familiari abbiamo avuto bisogno di lui, sia rimasti molto soddisfatti; le qualità umane e professionali di Caraffa non le scopro certo io. All’ospedale di Perugia abbiamo ricevuto un’eccellente assistenza “. Castori ha un altro motivo per apprezzare Perugia :” A venti anni avevo già una famiglia, lavoravo in una azienda privata e allenavo una squadra di seconda categoria. Come tutti, anche io avevo dei punti di riferimento come allenatori. Mi piacevano molto Mazzone e Castagner .Negli anni della prima serie A del Perugia, sono venuto spesso al Curi. E’ stato strada facendo che ho perfezionato le miei convinzioni di calcio :un allenatore è come un sarto,deve saper cucire addosso alla squadra il vestito più adatto. E’ necessario saper trasferire ai giocatori i propri concetti : sono tollerante per quanto riguarda il tempo libero e la vita privata di un atleta, ma sul campo non scendo mai a compromessi : il giocatore deve condividere l’efficacia del lavoro che svolge, essere consapevole che non è un sacrificio fine a se stesso. A Carpi e non solo li il gruppo mi ha seguito al massimo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
“ Il temperamento di Fabrizio mi è noto da oltre 25 anni- ricorda il Prof. Caraffa-, si capiva già mentre allenava tra i dilettanti che sarebbe arrivato al calcio professionistico, tanta era la passione, ma vorrei dire la sua leaderschip che ha sempre avuto. La nostra amicizia esula dai rapporti professionali, anche se gli anni passano per tutti, lui andrà sempre al massimo, con metodo e coerenza”.
Perugia
16/05/2015 15:50
Redazione