“Sono necessari controlli sulla legalità dei nuovi ambulatori, siano riviste le licenze date perché non tutti meritano di stare sul mercato, soprattutto fra i laboratori di analisi. Io ne ho appena costruito uno, dovendo utilizzare una superficie di 800 metri
quadrati, con scale antincendio, ascensori, impianti di climatizzazione, mentre altri, solo per il fatto che esistono da molti anni e nessuno controlla, non hanno niente di tutto questo e hanno costi molto inferiori, limitandosi a prelevare il sangue e spedirlo in Lombardia o in Veneto, spesso nemmeno utilizzando furgoni climatizzati, ricevendo poi gli esiti delle analisi via computer. Si tratta di concorrenza sleale e siamo qui a chiedere
controlli a tappeto su tutte le strutture”.
Lo ha detto il vicepresidente di Osap Confcommercio (Operatori sanitari privati Umbria), Alberto Brugnoni, ai membri della Commissione Sanità e servizi sociali, nell'audizione di ieri sulle criticità che incontrano le strutture private convenzionate in Umbria.
“Noi convenzionati – ha evidenziato Brugnoni - dobbiamo fornire i nominativi di tutti gli operatori, mentre altri impiegano personale delle cooperative che mandano persone diverse ogni volta. È una situazione che finisce per condizionare gli investimenti e la mobilità passiva verso altre regioni. Infatti, la somma erogata dalla Regione per sostenere i costi relativi agli esami di diagnostica strumentale effettuati fuori regione è superiore a quella sostenuta per l'erogazione degli stessi servizi da parte delle aziende convenzionate presenti sul territorio, senza contare la diminuzione dei disagi per gli spostamenti di migliaia di cittadini umbri e che si abbatterebbero le liste di attesa per accedere ai servizi sul nostro territorio”.
“In Umbria - ha detto il vicepresidente di Osap - siamo circa 3mila operatori della sanità, con un fatturato di 5 milioni di euro l'anno per quanto riguarda gli introiti in convenzione (cui vanno aggiunti 20 milioni di euro a carico esclusivo dei cittadini umbri), mentre le Case di cura godono di oltre 30 milioni di euro in convenzione, pur operando in ambienti al limite della sufficienza. Al contrario noi dobbiamo continuamente sostituire i macchinari che impieghiamo. Chiediamo dunque un budget superiore e una maggiore considerazione per l'importante attività che svolgiamo sul territorio, con decine di migliaia di persone che ogni anno si rivolgono a noi”.
“Il laboratorio di analisi – ha concluso – non deve essere inteso come una mera raccolta di sangue con la finalità di un commercio e di una produzione di numeri, ma un anello integrato in una catena diagnostica che consegna al paziente dati analitici, i quali aggregati ad altri risultati derivati dall'esecuzione di ulteriori esami diagnostici, possano dare al paziente un quadro clinico ben definito. É importante innalzare la qualità totale percepita e non ridurre il tutto a un semplice numerificio avulso dal paziente stesso”.
Al termine dell'audizione, il presidente Attilio Solinas ha detto che la Commissione “si impegnerà a fare in modo che venga rivista la situazione, con lo storico che non è soggetto a controlli mentre chi investe molto deve rispettare stringenti obblighi di legge. É necessario verificare i requisiti di qualità di chi opera nel Servizio sanitario”.
Perugia
29/04/2016 10:43
Redazione