La spillatura del vinsanto è una tradizione antichissima; addirittura si fa risalire agli Etruschi, i primi abitanti di questi luoghi. E, come si sa, erano depositari di una civiltà raffinata, abilissimi nella lavorazione dei monili e ancor più nelle opere di abbellimento delle loro tombe. E, proprio, negli affreschi di alcune urne funerari sono rappresentati i Simposi, incontri in cui si degustavano vini mentre si parlava e si ascoltava musica. Ossia si abbinava alla conversazione intellettuale e all’ascolto di cantori e musici la piacevolezza della degustazione dei vini fermentati. Questa tradizione, a pensarci bene, è rimasta pressoché inalterata nel corso dei secoli, segnando una continuità culturale durata fino ai giorni nostri. Nella tradizione contadina, alla quale ancora ci si richiama con evidenti riferimenti attuali, rappresentava un momento di quelli che scandivano il tempo e le stagioni: l’apertura del caratello che conteneva il prezioso nettare dopo una fermentazione durata anni. L’incognita sulla buona riuscita del prodotto teneva tutti con il fiato sospeso, perché non era scontata. A differenza del vino di cui si conoscono tutti i passaggi, il vinsanto veniva sigillato per anni e, il risultato, era certo solo al momento della schiusa. Ma normalmente, le famiglie si raccoglievano attorno ad una tavola ben imbandita per bagnare con il vinsanto novello, un pasto augurale confezionato con i prodotti tipici del luogo. Questa tradizione, ed in particolare la lavorazione del Vinsanto altotiberino, si appresta a far rivivere l’azienda Agricola di Bistarelli Eugenio, un ostinato e testardo cultore di una lavorazione, che nonostante abbia ancora molti privati estimatori, rischia di scomparire. Venerdì 30 marzo, come ormai accade da alcuni anni, presso La Consuma, a Citerna, sede dell’omonima azienda, verrà rievocato il primo assaggio, da caratello, del Vinsanto della casa: vendemmia 2004. Un vino potente, ottenuto da uve trebbiano, malvasia e altre raccolte da vigne vecchie e poste sui graticci o attaccate sulla soffitta fino a Natale, per compiere il necessario appassimento. Poi la spremitura e il raccogliemento del prodotto in appositi caratelli mescolato alla “madre”, una specie di lievito derivante da residui concentrati di precedenti annate. L’iniziativa, patrocinata anche dal comune di Citerna, ha lo scopo di riproporre ad un pubblico più vasto la necessità di rilanciare l’attenzione su uno dei pochi e veri prodotti tipici del nostro territorio, la cui cultura e tradizione devono essere recuperate non solo come cimeli di archeologia contadina, ma per riscoprirne le potenzialità commerciali, produttive e la valenza promozionale del nostro territorio. Per dare risalto all’evento sarà presente anche L’Istituto Cavallotti il cui personale qualificato, avrà le funzioni tipiche che negli antichi convivi svolgeva il Simposiarca, colui che preparava le vivande da degustare con il prezioso vino e ne curava le distribuzione agli accoliti. I piatti e i dolci preparati saranno quelli tipici della tradizione e che ben si abbinano al Vinsanto. Cultura e arte, gusto e socializzazione sono un binomio i cui risultati gli Etruschi avevano già capito molti secoli fa. E’ una lezione da non dimenticare; si tratta dei nostri progenitori.
30/03/2007 09:04
Redazione