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"Coltiviamo l’Appennino centrale": Confagricoltura Umbria lancia la sfida insieme alle consorelle del centro Italia su valorizzazione del bosco e lotta ai cinghiali: stasera a "Trg Plus" (ore 20.50)

"Coltiviamo l’Appennino centrale": Confagricoltura Umbria lancia la sfida insieme alle consorelle del centro Italia su valorizzazione del bosco e lotta ai cinghiali: le parole dei principali relatori, stasera a "Trg Plus" (ore 20.50)

Sviluppare un modello economico/produttivo del bosco, promuovere la superficie boschiva come coltura agraria a tutti gli effetti e incentivare una nuova gestione faunistico-venatoria per gli ungulati e i predatori: sono questi i principali obiettivi sui quali si è sviluppato il confronto tra agricoltori, associazioni di categoria e istituzioni nell’ambito dell’incontro “Coltiviamo l’Appennino centrale: risorse e criticità”, promosso da Confagricoltura, che si è tenuto giovedì scorso all’Hotel Giò Jazz & Wine di Perugia, a cui sarà dedicato il "Trg Plus" di stasera, lunedi' 8 aprile (ore 20.50 - replica domani ore 13.30).

D’altro canto, l’Italia è un paese forestale con 10,9 milioni di ettari di bosco e terre boscate, ovvero il 36,4% della superficie nazionale, con un incremento notevole negli ultimi anni, che ha portato la superficie forestale a superare quella agricola. In Umbria, oggi, la superficie forestale è il 50% del territorio. Eppure noi italiani utilizziamo il 25-30% del potenziale, contro una media U.E. del 56%, con prelievi annui che sono la metà di quelli di Francia, Spagna e Portogallo (4 m3/ettaro/anno) e ancora di più rispetto a Germania e Gran Bretagna (5,6 e 5,4 m3/ettaro/annui). Siamo il 1° esportatore europeo di prodotti finiti (3° al mondo), ma anche il 1° importatore mondiale di legna ad uso energetico e il 2° in Europa di legname. Probabilmente siamo anche il 1° importatore di legname illegale.

Su questi dati si è, dunque, sviluppato il confronto che ha visto coinvolte le cinque regioni dell’Appennino centrale, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Lazio, rappresentate dai rispettivi assessori regionali all’Agricoltura, così come dai presidenti regionali di Confagricoltura e gli esperti Raoul Romano, del Centro ricerche politiche e bioeconomia CREA e Marco Apollonio dell’Università di Sassari. Insieme a loro, il Capo Dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e Turismo Giuseppe Blasi e il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Ai microfoni di TRG anche il presidente di Confagricoltura Umbria, Fabio Rossi, i colleghi di Marche, Toscana ed Emilia Romagna, Giovanni ManzottiFrancesco Mieri Fulcis ed Eugenia Bergamaschi, e l'assessore regionale all'Agricoltura, Fernanda Cecchini.

“L'agricoltura è componente essenziale per i territori dell’Appennino – afferma Massimiliano Giansanti,  Presidente di Confagricoltura - Per questo occorre fare una riflessione profonda sulla sostenibilità economica dell’agricoltura in queste aree, senza la quale le montagne si spopolano e si perde quel vantaggio in termini multifunzionale che garantiscono gli operatori del settore, oltre naturalmente al contributo in termini di crescita e occupazione. I territori appenninici del nostro paese, caratterizzati spesso da una debolezza strutturale ed infrastrutturale che ne comporta marginalità ed isolamento economico-sociale, possono invece assumere un ruolo strategico nelle politiche di coesione territoriale che mettono al centro degli obiettivi le cosiddette “aree interne”.  E’ necessario quindi definire un piano strategico di gestione a livello nazionale di questa “infrastruttura verde” che è la dorsale appenninica, orientata alla permanenza e alla valorizzazione di tutte quelle attività di gestione e manutenzione del territorio (agricoltura sostenibile e tradizionale, pascolo, attività zootecniche, selvicoltura e attività connesse e complementari alle pratiche agricole). E sono necessarie strategie di governance tarate e calate, poi, nelle realtà locali e concertate tra i diversi attori dei singoli territori, al fine di orientare efficacemente le politiche di programmazione comunitaria, nello specifico i piani di sviluppo rurale.”

“Una delle difficoltà maggiori nel far partire politiche concrete per affrontare la difficile situazione di certe aree come quelle dell’Appennino centrale -ha spiegato il Capo Dipartimento MIPAAFT Giuseppe Blasi- è la scarsità di risorse. Per il futuro, tuttavia, c’è sicuramente una maggiore collaborazione tra Stato e Regioni su questi temi, che è importante anche in vista della nuova programmazione dei fondi comunitari, fondamentale per avere le risorse necessarie. I prossimi due anni saranno decisivi e dobbiamo lavorare insieme per poter trovare soluzioni concrete.”

Perugia
08/04/2019 13:08
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