Ha confermato tutte le aspettative il giovane galiziano che con la sua “gaita”, una particolare cornamusa, ha travolto il pubblico, numeroso, nonostante la continua minaccia di pioggia. Il musicista ha eseguito con grande maestria brani come Carretera d’Aviles, Los Llobos , Si la nieve, Solo Maria, solo per citarne alcuni. Due ore di atmosfere e rievocazioni musicali dai colori, timbri e passioni che sanno di lontano. Giovane, bello, neanche quarantenne e musicista straordinario, Josè Angel Hevia Velasco si è guadagnato di diritto la candidatura al titolo di re del pop asturiano. Ha incontrato il pubblico italiano circa cinque anni fa al Festival di Sanremo e da quel giorno è cominciato il suo viaggio intorno al mondo: trecento concerti e apparizioni televisive in più di duecento città del mondo, percorrendo circa 152,200 chilometri.Ha venduto più di due milioni e mezzo di dischi, ricevuto 15 dischi d’oro e 12 di platino in più di quaranta paesi, dall’Ungheria all’Italia, dal Giappone alla Nuova Zelanda. A città di Castello, Hevia ha presentato il suo ultimo lavoro “Etnico ma non troppo”, il cui titolo mostra l’affetto che lega l’artista all’Italia. Il suono della cornamusa si fonde col ritmo delle percussioni di Maria Jose Hevia e con i suoni elettronici della chitarra di Javier Barral e del basso di Juan Carlos Mendoza. Così, in un atmosfera colma di colori e ritmi spagnoli la centenaria cornamusa si è alleata con la magia dell’elettronica. Oltre a rielaborare col filtro della sua sensibilità contemporanea pop la tradizione della cornamusa, Hevia ha inventato un nuovo tipo di gaita che ha chiamato Midi, un’innovazione tecnologica nel campo dei sintetizzatori digitali di suoni, nata nel 1998, arricchendo così di sonorità timbriche e di potenzialità tecniche la sua musica. Lunedì sera poi sarà la volta dell’attesissima Tangeri Cafè Orchestra. Proporrà le suggestioni e il folklore della città di Tangeri in un mix di sonorità arabo-andaluse. Il gruppo prende il nome dall’omonimo locale della città, luogo di ritrovo dei musicisti negli anni ’70. E’ un nucleo composto da musicisti marocchini e spagnoli di diversa estrazione musicale. Partendo dai ritmi e dalle melodie arabe e dai flamenchi, l’ensemble sviluppa pienamente uno stile proprio di composizioni originali con l’utilizzo di una strumentazione rigorosamente acustica: il kanoun e il nay di Abdesselam Naiti, il liuto, il banjo e la voce di Mostafa Bakkali Douas. Il contrabbasso di Bruno Zoia, il violino, le percussioni e la voce di Jamal Ouassini, le percussioni e la voce di Otmane Benyahya e di Omar Benlemlih, le percussioni di Driss Mouih, la chitarra flamenco di Alberto Rodriguez e il canto flamenco di Charo Martin. Jamal Oussini da anni realizza il suo progetto artistico recuperando e rielaborando le musiche tradizionali arabo-andaluse, la cui origine risale ai tempi dell’occupazione della Spagna musulmana. Riporta alla luce quella musica fatta di brani sacri, testi poetici che dei veri e propri inni all’amore e alla vita. Note gitane, litanie tramandate dai cammellieri, musica sefardita, si amalgamo così in nuove melodie, che diventano in breve la musica classica del mondo arabo. La stessa musica che ancora oggi vengono riproposte durante il rito di vestizione delle spose marocchine. I suoni della tradizione arricchiti dalle nuove sonorità rendono la Tangeri Café Orchestra uno tra i miglior gruppi di “world music”.
Città di Castello/Umbertide
24/08/2007 11:02
Redazione