Una mostra per oltrepassare i “Violenti Confini”, quella realizzata presso le storiche sale della Pinacoteca Comunale di Città di Castello che fino a Domenica 9 Luglio propone un tema importante come quello del “trauma”, da una “frattura” o da una barriera innalzata. Il confine, etimologicamente, rapperesenta il limete di un territorio e di un terreno, ma anche di una ragione geografica o di uno stato. Il limite può essere fisico o mentale, osservato o oltrepassato, ma può anche avere funzione di isolamento o di demarcazione. La positività o la negatività dell' accezione spesso è stabilita dall' attegiamento del singolo e della propria decisione di oltrepassarlo o meno, come dimostra il suggestivo video di Filippo Berta, intitolato “Sulla retta via” e rapperesentare un fila indiana di uomini e donne che, con un gioco di coreografie e ombre, si impegnano a superare i confini creati dalle onde del mare. Ma quest' elaborato è solo una delle 21 opere realiazzate da altrettanti artisti conteporanei e stranieri – eterogenei per generazione, poetica e ricerca stilistica – che, attraverso la loro arte, hanno voluto indagare e rappresentare il tema del confine in diversi ambiti, da quello geografico a quello sociale, da quello politico a quello biografico; senza dimenticare di toccare questioni importanti e attuali come quelle delle vecchie e nuove frontiere o dei flussi migratori. Tra tensione, creatività e potenziale artistico all' interno del progetto espositivo, ideato e curato dalla casa editrice Magonza, non mancano neanche i riferimenti alle diverse religioni e alle differenti abitudini tra esponenti di disuguali culture. E cosi tra installazioni, dipinti, disegni, sculture, fotografie e video, realizzati per lo più negli ultimi decenni, e mappe storiche provenienti dalle collezioni museali di Città di Castello, il rapporto tra passato e presente diventa il fil rouge dell'intera mostra, allestita in cinque ambienti, ognuno dei quali presenta una variazione sul tema. Nella stanza iniziale, ad esempio, antiche mappe dialogano con l'intervento site specific di Marco Baldicchi in cui due croci, tenute insieme da un intrecciato filo spinato, ospinato la presenza di leggiadre farfalle, appoggiate sopra al filo quasi fossero in procinto di prendere il volo. Il confine, inteso come “trauma “,è invece oggetto dei lavori di Alighiero Boetti, Mircea Cantor, Dina Danish, Margherita Moscardini e Pietro Ruffo, nella seconda stanza. Il percorso prosegue con Filippo Berta, Nicolò Degiorgis, Mona Hatoum e Jon Rafman, i cui lavori affrontano il tema del confine come questione sociale e relazionale, con una forte atteattenzione alla presenza umana. Si concentrano invece sul confine immateriale, come soglia da oltrepassare, le opere di Christo, Paolo Icaro, Jiri Kolar, Sandro Martini, Claudio Parmiggiani e Giuseppe Spagnulo, che popolano il quarto ambiente. L'ultima stanza è dedicata a una lettura del confine in chiave biografica, con opere di Flavio Favelli, Mario Giacomelli, Adrian Paci, Dim Sampaio e Luca Vito. Un campo aperto di confronto su questioni cruciali del presente che incintano ad andare oltre è questo, in sintesi, il senso dell'allestimento che offre una mappatura di luoghi, provenienze e approcci, capace di definire anche una geografia dell' arte contemporanea degli ultimi decenni pronta ad essere visitata e approfondita fino al 9 Luglio, dal Martedi alla Domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30 (ultimo ingresso alle ore 18).


Città di Castello/Umbertide
28/06/2017 10:18
Redazione