Le feste tradizionali con macchine a spalla diventano patrimonio dell'Unesco. Si tratta dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo che mercoledì hanno ricevuto il sì a Baku, in Azerbaijan, da parte dell’ottavo Comitato intergovernativo dell’Unesco. Una decisione che riconosce i Gigli, i Candelieri, la Macchina e la Varia come un tesoro culturale mondiale da tutelare mentre Gubbio, che nel 2010 usci dal circuito e decise di "correre da sola", rimane fuori.
La scelta di costituire la Rete, la prima con queste finalità su base nazionale, è stata particolarmente apprezzata dalla Commissione che ha indicato questa esperienza come modello da seguire per le future candidature Unesco. Un lungo applauso, dopo la comunicazione, ha sottolineato la decisione del Committee intergovernativo, preceduta dagli interventi dell’ambasciatore d’Italia in Azerbaijan, Giampaolo Cutillo, e di Patrizia Nardi, coordinatrice della Rete e responsabile del progetto di candidatura. I Gigli, la Varia, i Candelieri e la Macchina di Santa Rosa sono considerati come l’espressione della spiritualità di quattro comunità che, attraverso la devozione religiosa, rinnovano la propria coesione sociale e il proprio senso di identità. La proposta di candidatura della Rete fu validata nel 2011 dall’ufficio Patrimonio Unesco del ministero dei Beni culturali, che istruì la pratica, e l’anno seguente fu l’unica indicata dalla Commissione nazionale italiana per l’Unesco alla selezione degli organi internazionali.
Il riconoscimento rappresenta una doppia beffa per Gubbio e per la Festa dei Ceri: in primo luogo perché Gubbio fu tra i promotori della rete, fin dal 2004, quando una delibera del consiglio comunale eugubino decise, all’unanimità, di avviare i contatti istituzionali per la candidatura. Poi, nel 2006, fu sottoscritto il protocollo d’intesa con il quale Gubbio si uni' alle altre città. Quattro anni poi lo strappo per tentare la corsa in solitaria dei Ceri e infine l’esclusione da parte dell’Unesco giunta nel 2012, fino al riconoscimento assegnato mercoledì alla Rete.
L'altro elemento che accresce il senso di beffa e' che proprio il soggiorno degli inviati Unesco a Gubbio nel periodo della Festa dei Ceri, le emozioni vissute, il grande impatto con la portata emotiva della tradizione, aveva fatto breccia bel giudizio della commissione . Insomma, Gubbio ha contribuito al riconoscimento poi attribuito alle altre manifestazioni.
Nulla vieta a Gubbio di riprovarci ma è chiaro che quanto successo in Azerbaijan abbia fatto molto rumore a migliaia di chilometri di distanza, nel cuore dell’Umbria, lasciando l’amaro in bocca alla comunità eugubina. Chiamata ad una profonda riflessione sull'opportunità di "correre da soli". Con o senza cero.
Gubbio/Gualdo Tadino
06/12/2013 08:42
Redazione