C.Castello. Amnesty International sul caso Bianzino.

Un fascicolo corposo, inserito nella sezione “giustizia” per chiedere chiarezza sulla morte di Aldo Bianzino, il falegname di Pietralunga di soli 44 anni morto nella sua cella del carcere perugino di Capanne pochi giorni dopo il suo ingresso nella struttura carceraria del capoluogo umbro dove era stato ristretto a seguito dell’arresto da parte degli agenti del commissariato di Città di Castello con l’accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Finisce così nel rapporto 2008 di Amnesty International anche il caso della morte di quest’uomo che ancora, per certi versi, tutto può dirsi che chiarito. La stessa Amnesty fin dalla fase iniziale delle indagini aveva chiesto a ottenuto di poter acquisire tutta la documentazione relativa al decesso del falegname di Pietralunga e anche ora, a distanza di parecchi mesi dallo svolgimento di quei fatti, torna a chiedere che sulle vicende che hanno portato al decesso dell’uomo sia fatta piena luce. Ripercorrendo la storia che ha fatto seguito alla morte di Bianzino, la Procura di Perugia aveva aperto due fascicoli: uno, per omicidio colposo contro ignoti e un altro per omissioni di soccorso, reato per il quale era stata indagata una guardia carceraria della struttura penitenziaria di Perugia. E mentre si attende la decisione del Gip Nicla Restivo sulla richiesta di archiviazione del primo fascicolo per omicidio colposo ( archiviazione richiesta dal pm Giuseppe Petrazzini e sulla quale si era espresso anche l’ex sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, chiedendo lo svolgimento di ulteriori perizie), resterebbe in piedi la seconda ipotesi di reato, e cioè quello di omissione di soccorso e omissione in atti d’ufficio a carico della guardia carceraria indagata.

Nel frattempo i parenti della vittima hanno presentato parte delle memorie difensive per opporsi alla richiesta di archiviazione per omicidio, evidenziando come le lesioni al fegato riscontrate sull’uomo in seguito alla svolgimento della perizia autoptica, siano incompatibili con l’ipotesi di morte naturale dovuta ad una emorragia causata da un aneurisma celebrale, come sostenuto invece dalla Procura a giustificazione della richiesta di archiviazione del reato di omicidio colposo.

Simona Santi