Quale è la prima cosa che si chiede ad una persona quando la incontriamo per la prima volta e la vogliamo conoscere? Il nome e quale lavoro fa. Il lavoro al pari dell’identità rappresenta la dignità della persona. Senza lavoro non c’è dignità. Sta racchiusa in questa esortazione che i tre numeri uno del sindacato regionale, Vincenzo Sgalla della Cgil, Ulderico Sbarra della Cisl e Claudio Bendini della Uil, hanno lanciato ieri mattina da Città di Castello, dal loggiato Bufalini, per celebrare il primo maggio, la festa dei lavoratori che oggi purtroppo si colora troppo spesso di precarietà e disagio sociale. Dopo l’Inno di Mameli, interpretato come sempre alla perfezione dalla banda comunale e l’intervento del sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta che ha sottolineato il valore storico, sociale e contemporaneo di questa giornata che “deve far riflettere e spingerci a remare tutti da una stessa direzione per dare un futuro ed una speranza occupazionale in particolare ai giovani”, hanno preso la parola i tre rappresentanti del sindacato. “In molti ci chiedono perché nel 2016 ci ostiniamo a scendere nelle piazze per celebrare il Primo Maggio, la festa dei Lavoratori – hanno dichiarato Sgalla, Sbarra e Bendini - le piazze, è vero, non sono più piene come lo erano 50 o anche 30 anni fa. Questo è un dato di fatto. Per fortuna, in alcuni territori, come il nostro, il Primo Maggio è ancora festa di popolo, sentita anche dalle nuove generazioni. Ma in molti altri luoghi, non è più così.
Questo certamente deve interrogarci, ma non scoraggiarci”. “Solo attraverso il lavoro - posto non a caso al centro della nostra Costituzione repubblicana - l’Italia e l’umanità tutta possono liberarsi dall’oppressione, dall’ingiustizia, dallo sfruttamento, dalla povertà. Questo è il messaggio universale del Primo Maggio”. Sgalla, Bendini e Sbarra hanno poi lanciato un grido di allarme sul versante della sicurezza e delle troppe vittime di infortuni anche mortali che pongono l’umbria ai vertici della triste classifica nazionale.
“Anche morire di lavoro ormai sembra qualcosa di naturale, fa parte del gioco. Nei giorni scorsi, in occasione della giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, come Cgil abbiamo diffuso i dati sugli infortuni sul lavoro in Umbria. Ebbene, nei primi 2 mesi del 2016 se ne sono verificati 1800, 30 al giorno. E parliamo naturalmente solo di quelli denunciati”.
Ecco, di fronte a dati come questi – hanno concluso i sindacalisti - di fronte a livelli di disoccupazione senza precedenti, di fronte a 170 crisi industriali che continuano a dissanguare la nostra regione, quello che è assolutamente intollerabile è questo atteggiamento di impotenza, di ineluttabilità che purtroppo la nostra politica sembra aver fatto proprio”.
Città di Castello/Umbertide
02/05/2016 10:54
Redazione