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Chianina contraffatta: interviene il C.c.b.i.

In merito all’indagine condotta dai Carabinieri del NAS relativa alla vicenda “chianina contraffatta“, da parte del Consorzio Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze Italiane (C.c.b.i.) c’è la necessità di sottolineare alcuni aspetti.
In merito all’indagine condotta dai Carabinieri del NAS relativa alla vicenda “chianina contraffatta“, che vedrebbe coinvolti, a livello nazionale, 91 allevatori (16 in Umbria) e 440 capi indebitamente certificati come appartenenti alla “Razza Chianina”, da parte del Consorzio Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze Italiane (C.c.b.i.) c’è la necessità di sottolineare alcuni aspetti. Fausto Luchetti, presidente del Consorzio - nato in Umbria nel 1982 e che opera a livello nazionale ed ha come scopo istituzionale principale la promozione e la valorizzazione delle 5 Razze Italiane (Chianina, Marchigiana, Romagnola, Maremmana, Podolica) e relativi incroci - interviene quindi sulla questione e a difesa dell’immagine della chianina: “Abbiamo collaborato operativamente – afferma Luchetti – con i Carabinieri del NAS di Perugia, fornendo puntualmente tutta la documentazione relativa ai capi certificati, illustrando il nostro sistema di etichettatura sulle carni bovine IT003ET ed il relativo disciplinare”. “Premettendo inoltre – prosegue Luchetti – che le indagini svolte hanno riguardato certificazioni effettuate negli anni 2005-2006-2007, negli ultimi 2 anni, per rafforzare la sicurezza nella filiera, sono stati introdotti dal Consorzio ulteriori elementi di controllo rispetto alla documentazione ufficiale prevista dalle norme ministeriali”. Questi strumenti di controllo sono: il test del DNA per i capi bovini d’incrocio nati da fecondazione artificiale; il controllo annuale sulla totalità dei punti vendita aderenti al Consorzio e non solo sul 30%, come previsto dal disciplinare; la visita in allevamento di un tecnico del Consorzio, esperto di razza, con il compito di visionare i capi da certificare, verificare la rispondenza morfologica ed acquisire la relativa foto. Solo se il capo ha tutti i requisiti, non solo documentali, ma anche morfologici, potrà essere certificato con il marchio 5R. “I suddetti controlli – conclude Luchetti – anche se onerosi, permettono oggi al Consorzio 5R di garantire i consumatori e gli allevatori che lavorano in modo serio ed onesto per ottenere un prodotto di eccellenza legato alle 5 Razze Italiane da carne”. Il Consorzio sta dunque svolgendo un lavoro importante per garantire la qualità della chianina, anche con nuove e più efficaci modalità di intervento, a difesa dalle conseguenze di azioni illegali messe in atto da pochi individui che agiscono ai margini del mondo allevatoriale.

18/05/2010 11:42
Redazione
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