Comunita’ montane: personale in sciopero

Adesso dopo le tute blu, ad entrare in stato di agitazione saranno i dipendenti della Comunità Montana , che stando alla Cgil si riservano anche eventuali azioni di mobilitazione e di lotta. Perché, denuncia il sindacato, la riforma delle Comunità Montane va avanti anche se alcuni attori protagonisti come i Comuni, le Province e l’ Uncem, ancora non fanno la loro parte. Due giorni fa si è tenuto in Regione un incontro, coordinato dall'assessore Riommi, tra l'Ente e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria (forestali e funzione pubblica), per evidenziare le linee operative della riforma. E se da un lato sono state confermate tutte le sedi delle attuali comunità montane, che sono ancora 9, è stato evidenziato come a tutt’oggi nessun ente interpellato si sia reso disponibile ad accogliere l'eventuale personale in esubero. Perché la riforma prevede per alcuni lavoratori dopo la riduzione del numero delle comunità montane a 5, spostamenti di personale con incentivi all’esodo, e la mobilità tra enti L’assessore regionale Riommi aveva messo a bilancio circa 1 milione di euro per facilitare , l’accorpamento degli enti montani . Che serviranno per gli incentivi a lasciare il lavoro per chi è vicino alla pensione, che serviranno per favorire la mobilità dei dipendenti fra enti, con riduzioni fiscali e varie altre premialità a questi ultimi come comuni ed agenzie della pubblica amministrazione che se ne vorranno fare carico. E invece secondo la Cgil proprio da questi ultimi si è registrato un atteggiamento dilatorio . I comuni e le province a fronte di un percorso condiviso, al momento di assumersi la responsabilità di garantire le soluzioni occupazionali concordate, si defilano o, ancor peggio, sembrano augurarsi un percorso diverso da quello a suo tempo delineato.