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Confcommercio: "Legalita' mi piace", anche in Umbria la campagna nazionale

Confcommercio: "Legalita' mi piace", anche in Umbria la campagna nazionale a tutela di commercianti e consumatori. Presenti Mencaroni e Amoni.
Furti, abusivismo, contraffazione, rapine, tangenti, usura: sono tanti i fenomeni criminali che colpiscono le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti e che rendono più difficile il loro lavoro, anche se in Umbria la percezione di peggioramento dei livelli di sicurezza è più contenuta che in altre realtà italiane. In occasione della giornata di mobilitazione nazionale “Legalità mi piace”, promossa da Confcommercio – Imprese per l’Italia il presidente di Confcommercio della provincia di Perugia Giorgio Mencaroni e di Confcommercio Umbria Aldo Amoni hanno illustrato i risultati, relativi all’Umbria, di una indagine realizzata con il supporto di GfK Eurisko, sulla criminalità che colpisce le imprese del terziario. Per il 24% delle imprese umbre che hanno partecipato all’indagine (realizzata dal 15 settembre a fine ottobre, e a cui hanno partecipato a livello nazionale circa 6.800 imprese) i livelli di sicurezza per la propria attività sono peggiorati rispetto all’anno scorso (dato però inferiore a quello nazionale, pari al 32%); per il 72% sono rimasti immutati (62% il dato nazionale), mentre solo il 4% ha la percezione che la propria azienda lavori in condizioni di maggiore sicurezza rispetto all’anno passato. Secondo l’indagine Confcommercio GfK-Eurisko, l’esperienza diretta e indiretta con la criminalità in Umbria risulta leggermente inferiore rispetto alla media nazionale - 13% contro il 16% - ma comunque in aumento rispetto al 9% del 2014. In cima alla lista dei crimini che colpiscono maggiormente le imprese del terziario ci sono ancora i furti: per il 45% del campione sono aumentati (57% il dato nazionale, 68% il dato umbro del 2014). Seguono l’abusivismo, con il 41%, e la contraffazione con il 36%. Sotto la media nazionale anche gli altri valori: le rapine sono aumentate per il 29% del campione (44% il dato nazionale), le tangenti negli appalti per il 19% (25% il dato nazionale), l’usura per il 14% (21% in Italia), le estorsioni per il 6% (17% il dato italiano). Gli imprenditori umbri, più di quelli italiani, cercano di proteggersi dalle forme di criminalità con tutti i sistemi cautelari e le misure di sicurezza a disposizione: l’80% del campione ha messo in atto almeno un sistema di protezione (76% il dato nazionale). Sopra la media in particolare l’uso di telecamere/impianti di allarme: 58% in Umbra contro il 50%. Il 37% si affida alle assicurazioni, il 17% alla vigilanza privata, il 17% a vetrine corazzate. Risponde a questo particolare “bisogno” evidenziato dagli imprenditori umbri di tutelarsi dai fatti criminali la firma tra la Confcommercio della provincia di Perugia e la Prefettura di Perugia, che avverrà tra qualche giorno, di un protocollo attuattivo a livello locale dell’accordo quadro per la video sorveglianza Securshop, finalizzato a migliorare la sicurezza nel settore degli esercizi commerciali. Il valore aggiunto di SecurShop è nel fatto che i negozi e gli esercizi che aderiranno all’iniziativa saranno messi in rete e dotati di un sistema di video sorveglianza collegato direttamente con le Centrali operative di Questura e Carabinieri; questo permetterà di vedere in tempo reale quello che accade, al fine non solo di facilitare l’individuazione dei colpevoli, ma di intervenire subito per bloccare l’evento criminoso. Il protocollo sarà presentato nel dettaglio in occasione della firma. Quando si parla di iniziative più efficaci per la sicurezza delle imprese e del territorio, in Umbra si attribuisce maggiore importanza rispetto alla media italiana alla certezza della pena (82% contro 73%) e agli interventi degli enti locali per poliziotti di quartiere/polizia locale (26% contro 15%). Un 62% del campione invoca maggiore protezione sul territorio da parte delle Forze dell’Ordine, il 9% maggior collaborazione con le stesse. A fronte di queste risposte non stupisce che in Umbria, rispetto alla media nazionale, sia sensibilmente più alta la quota di chi ritiene che le leggi che contrastano i fenomeni criminali non siano per niente efficaci (61% del campione contro il 45% del dato italiano) o poco efficaci (32%), né che il 75% (rispetto al 70% della media italiana) sia molto favorevole ad inasprire le pene, e il 23% abbastanza favorevole. Non solo: in Umbria, in misura maggiore rispetto alla media nazionale, la grande maggioranza (50% “certamente no”, 46% “probabilmente no”) ritiene che non si scontino realmente le pene per i reati commessi. Non c’è impresa nel cui territorio non si manifesti almeno un fenomeno che mina la sicurezza. In cima alla lista dei problemi che vengono segnalati ci sono la presenza di tossicodipendenti (38% contro la media del 27%) lo spaccio di droga (44% contro il dato medio del 24% ), ma soprattutto una alta presenza di negozi sfitti (57% contro la media del 44%). A seguire ci sono abusivismo, presenza di nomadi, edifici abbandonati, prostituzione, accattonaggio. Secondo un’indagine Confcommercio-Format Research, un consumatore su quattro ha acquistato almeno una volta nel 2015 un prodotto o servizio illegale: in aumento rispetto allo scorso anno l'acquisto illegale di abbigliamento (+11,3%), calzature (+5,9%) e pelletteria (+2,8%), mentre diminuisce quello di prodotti contraffatti appartenenti alle categorie potenzialmente più pericolose per la salute, come alimentari, cosmetici e profumi (-5,4%). Il 62,1% delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti si ritiene danneggiato dall'azione dell'illegalità (+1% rispetto al 2014) ed è in aumento la concorrenza sleale (62,5%, +1,7% in confronto al 2014), l'effetto illegale ritenuto più dannoso dalle imprese. Nel mondo del sommerso una attenzione particolare merita il turismo: anche in Umbria, sono molto diffuse le situazioni di esercizio abusivo dell’attività ricettiva, con assoluta preponderanza del settore extralberghiero, in particolare dei bed&breakfast. Un ricerca commissionata da Federalberghi alla società umbra Incipit Consulting ha dimostrato infatti che, in barba alla legge che obbliga i gestori a risiedere all’interno dei bed&breakfast, la stragrande maggioranza degli annunci presenti sul portare Airbnb (che nel 2015 pone in vendita 178.870 strutture, mentre le strutture extralberghiere censite dall’Istat e dunque autorizzate sono 117.749) è riferito all’affitto dell’intera proprietà (72,5% dei casi), ed è pubblicata da inserzionisti che gestiscono più di un alloggio (57%). “Il sommerso nel turismo ha raggiunto livelli di guardia - ha ricordato il presidente provinciale Confcommercio Giorgio Mencaroni, ai vertici anche della Federalberghi regionale – che generano una minore sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro nero. Per questo abbiamo chiesto all’assessore regionale competente Fabio Paparelli la modifica del Testo Unico sul Turismo introducendo regole più stringenti per affrontare in modo più strutturato l’abusivismo nella ricettività turistica e contrastarlo con efficacia. Per esempio chiediamo che ci sia uniformità tra la denominazione con cui impresa ricettiva viene autorizzata e quello con cui si pubblicizza, specie sul web, perché così i controlli sono più facili. Il fenomeno tra l’altro rischia di esplodere con il Giubileo, tanto più nelle città a forte vocazione turistica – penso a Perugia, Assisi, Orvieto – nelle quali ci sono immobili su immobili vuoti nei centri storici, che potrebbero impropriamente essere utilizzati per fare ricettività”. Un elemento positivo su questo fronte per fortuna c’è: il ministero dell’Interno ha chiarito – su sollecitazione di Federalberghi – che anche i privati che affittano immobili o stanze per periodi brevi hanno l’obbligo di identificazione e comunicazione degli alloggiati alle Autorità di Pubblica Sicurezza. Maurizio Franceschelli è stato un emblema della edizione 2014 di Legalità mi piace. Il 26 novembre dell’anno scorso aveva reso infatti testimonianza dei tanti, troppi episodi di criminalità che negli anni hanno preso di mira la sua tabaccheria di Villa Pitignano. In quest’ultimo anno ancora nuovi tentativi di furti e spaccate, con gravi danni. Confcommercio della provincia di Perugia si è attivata per testimoniare in modo concreto la propria solidarietà ad una impresa che, nonostante tutto, è in attività dal 1956. Per questo ha chiesto ed ottenuto dalla Fondazione Orlando, creata da Confcommercio nazionale con obiettivi di solidarietà e di sostegno alle vittime della delinquenza,  un contributo di 8.000 euro, pari all’incirca al danno subito nell’ultimo tentativo di furto. La consegna proprio in occasione di Legalità mi piace.
Perugia
26/11/2015 09:37
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