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Distretto dell'Appennino, l'intervento del professor Giambaldo Belardi

Distretto dell'Appennino, l'intervento del professor Giambaldo Belardi: opportunita' trascurata in passato da sfruttare oggi che Gubbio e' ente coordinatore.
L’Area Vasta: un tema strategico In questo documento intendo trattare un altro tema di grande rilevanza, a mio avviso, del tutto trascurato dalle Amministrazioni comunali degli ultimi anni, tornato di grande attualità, in seguito alla recente nomina del Comune di Gubbio, come Ente coordinatore del Distretto culturale dell’Appennino umbro-marchigiano. l’Area Vasta e La politica delle geometrie a confini variabili: una breve storia Ricordo che nel passato l’obiettivo dell’Area Vasta era stato un argomento molto dibattuto, nel quadro dell’integrazione del territorio di Gubbio con quello di altri territori, anche fuori Regione, in particolare le Marche, nel quadro della politica delle cosiddette geometrie a confini variabili. Era stato inserito, come un contenuto nuovo e qualificante, nel Piano di Sviluppo 1994-1997 del Comune di Gubbio. In precedenza, su iniziativa del sottoscritto e di Riccardo Maderloni, attuale presidente di un Gal marchigiano, il 7 dicembre 1993 si era tenuto nella Sala Consiliare del Comune di Gubbio un convegno sul tema: “Marche e Umbria: due versanti uniti. Prospettive di sviluppo e di integrazione”. Successivamente, il 13 marzo 1995, era stato firmato l’accordo di programma tra le C.M. Alta Valle dell’Esino e Alto Chiascio per l’integrazione di interventi intersettoriali, un documento citato anche dal CENSIS, e successivamente l’accordo di programma con la Comunità Montana Catria Nerone. A questi due atti il sottoscritto aveva collaborato, in qualità di esperto. Inoltre, il 22 marzo 1995, era stata firmata a Gubbio una convenzione tra le Province di Ancona e di Perugia. In quegli anni, anche il Rotary Club di Gubbio, unitamente ad altri club, si era attivato , organizzando ad Urbino un convegno sul tema: La terra del Duca, realtà e prospettive, con relazioni di Giambaldo Belardi e della Prof.ssa Marinella Bonvini Mazzanti, che aveva portato ad un accordo di programma tra i Comuni di Gubbio, Novafeltria, Pesaro, Senigallia, Urbino, con il quale era stata istituita la Terra del Duca, una riproposizione dell’antico Ducato di Urbino, della quale il Comune di Senigallia era stato scelto come capofila. Poi la problematica dell’Area Vasta, relativa all’integrazione tra Marche ed Umbria, aveva avuto una battuta d’arresto. Qualche anno dopo si ha una ripresa dell’interesse per l’Area Vasta, con la Seconda Giornata Avellanita del 13 settembre 2003, promossa dal Rotary Club di Gubbio, con la partecipazione dei Club Altavallesina-Frasassi, Cagli, Fabriano, Gualdo Tadino sul tema: L’Appennino umbro-marchigiano una catena che non divide ma unisce, nel quale tengono le relazioni Dom Salvatore Frigerio: L’uomo e l’ambiente nella tradizione biblica e camaldolese, Giambaldo Belardi: l’Area Vasta dell’Appennino umbro-marchigiano ipotesi di integrazione: gli itinerari del sacro, Alberto Ferretti: Il paesaggio geologico della catena del Catria. Al termine viene approvato un o.d.g. che impegna i partecipanti a realizzare l’ipotesi di integrazione. Seguono varie iniziative, che vedono Gubbio in prima fila. In questa sede non è possibile riportare le fasi che conducono alla proposta di realizzare un Distretto culturale dell’Appennino umbro-marchigiano. Ricordo soltanto che il 12 marzo 2006 viene organizzato dal Rotary Club Altavallesina Frasassi un convegno presso l’Hotel Le Grotte a Pontebovesecco di Genga sul tema: “I Signori dell’anello e sue prospettive”. Giambaldo Belardi tiene la relazione generale, nella quale ribadisce l’opportunità per i territori dell’Appennino umbro marchigiano di costituire l’aggregazione del Distretto turistico culturale, che ha per fine la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale di un territorio, un sistema territoriale nel quale vengono valorizzate le dotazioni culturali in integrazione con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi. Il sottoscritto sottolinea che i due territori umbro-marchigiani hanno una forte attrattività, essendo l’intera area terra di spiritualità romualdiana, benedettina, ubaldiana e francescana, un luogo delle abbazie, degli eremi, dei conventi, di centri storici significativi, delle emergenze naturalistiche di pregio, dei prodotti tipici di qualità, delle tradizioni autentiche, dei musei. Ritiene, inoltre, che debba avere una struttura leggera, una cabina di regia, formata da un gruppo ristretto che promuova nuovi progetti e soprattutto coordini quelli già predisposti in maniera integrata, al fine di evitare sovrapposizioni e sperperi di risorse. In quel convegno la proposta del distretto turistico culturale trova ampi consensi. Nasce il Distretto culturale dell’Appennino umbro-marchigiano Successivamente altre iniziative del Rotary, con la collaborazione di Civita, portano a sancire, a Fabriano, il 14 marzo 2009, la nascita del Distretto culturale dell’Appennino umbro-marchigiano. Viene poi eletto presidente del distretto il sindaco di Fabriano Roberto Sorci che, dopo le elezioni amministrative, viene sostituito da Gianfranco Sagramola. Vice presidenti vengono eletti Orfeo Goracci, sindaco di Gubbio, in seguito sostituito da Guerrini, e Alberto Mazzacchera, vice sindaco di Cagli. Il Comune di Fabriano nomina un comitato esecutivo e segretario coordinatore Piero Chiorri. Il 30 novembre 2013, a Fonte Avellana, l’assemblea degli Enti Pubblici elegge il Comune di Gubbio coordinatore del Distretto dell’Appennino umbro marchigiano, nella persona del commissario dott.essa Maria Luisa d’Alessandro. Un giudizio sull’operato del Distretto. I prossimi tre anni Ritengo che per programmare l’attività del distretto sia importante dapprima fare un’attenta e seria analisi della gestione dei due sindaci di Fabriano, coadiuvati dal vicepresidente Orfeo Goracci, successivamente da Diego Guerrini e dal vice presidente Alberto Mazzacchera. Se posso esprimere un giudizio del tutto personale ritengo che, al di là della visita di otto operators turistici stranieri ed italiani, che hanno fatto un’analisi delle risorse del territorio del distretto, individuando i punti di forza e quelli di debolezza, non sia stato fatto nient’altro, in tre anni. Sarebbe quanto mai opportuno per lo sviluppo economico dell’ Area Vasta, tenuto conto dell’importanza del Distretto, che riguarda un vasto territorio, nel quale operano diversi enti pubblici e Associazioni, tenuto conto anche del determinate apporto di Gubbio nella invenzione del distretto, che la dott.essa D’Alessandro, anche se mancano soltanto circa quattro mesi alla fine del suo mandato, organizzi una pubblica riunione pubblica di insediamento del distretto culturale, indicando le linee programmatiche e instaurando un confronto con vari soggetti, per raccogliere le loro proposte e per individuare qualche progetto possibilmente cantierabile in tempi brevi, tenendo conto delle risorse scarse disponibili. Non si comprende, pertanto, perché L’Associazione culturale per lo sviluppo dell’Appennino Umbro Marchigiano prima di queste dichiarazioni programmatiche, abbia indetto a Gubbio, presso la Sala Morena della Biblioteca Sperelliana, per il giorno 11 febbraio, una riunione alla quale erano state invitate soltanto le Associazioni di categoria per la “presentazione del programma” dell’Associazione stessa. Ci si chiede: come è possibile presentare un programma, da parte di una Associazione, se prima non è stato tracciato il quadro programmatico da parte del Comune di Gubbio, Ente coordinatore per i prossimi tre anni, entro il quale inserire le programmazioni dei vari soggetti, al fine di costituire un sistema, una rete? Qualche suggerimento Queste brevi note hanno la finalità di sollecitare il Comune di Gubbio, le forze politiche, sociali, economiche, culturali di Gubbio, i partiti, le varie liste civiche a prestare maggiore attenzione al tema dell’Area Vasta, nel quale si colloca la problematica del ruolo del Distretto dell’Appennino umbro-marchigiano e si spera che esso sia inserito nei programmi elettorali per le prossime elezioni amministrative dandogli il dovuto risalto. Certamente è un tema quanto mai difficile ed impegnativo, per il quale è necessaria grande capacità sistemica, se si pensa che sul territorio del Distretto Culturale dell’Appennino umbro- marchigiano insistono ed operano una miriade di Enti: due Regioni: Umbria e Marche; tre Province: Ancona, Pesaro, Perugia; alcuni dei 17 distretti culturali marchigiani evolutivi previsti; alcuni Gal; 23 comuni che dovrebbero aumentare nel mese di Febbraio; la Terra del Duca; l’Associazione La Strada europea della pace Lubecca Roma, sorta a Gubbio, dove ha anche la sede, della quale fanno parte Enti marchigiani ed umbri: i Comuni di Urbino, Cagli, Peglio, Gubbio, Valfabbrica, le Comunità Montane Catria e Nerone, Alto medio Metauro e Alta Umbria. Mi permetto di ricordare che Il progetto della Strada europea della pace Lubecca Roma nasce da un’idea di Maria Vittoria Ambrogi, Giambaldo Belardi e P. Iginio Gagliardoni, sviluppata nel volume: La strada Europea della Pace Lubecca Roma e che Il progetto è stato portato avanti, nella prima fase, dal Vescovo emerito di Gubbio Pietro Bottaccioli, dal Comune di Gubbio, con il patrocinio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che aveva molto apprezzato l’dea e aveva dato il suo appoggio convinto, in varie forme. L’Associazione ha presentato a Strasburgo, una città posta lungo la strada, il progetto per farla riconoscere come itinerario culturale europeo, al pari del Camino de Santiago e della Via Francigena. La proposta è stata molto apprezzata, ma dovrà essere ripresentata di nuovo, in quanto debbono essere aggiunti altri soggetti per costituire la rete ed altri progetti. Sarebbe opportuno che, a differenza delle passate Amministrazioni di Gubbio che non hanno quasi mai partecipato alle riunioni dell’Associazione ci sia un convinto, deciso, coinvolgimento dell’ A. C. del Comune di Gubbio, che uscirà dalle prossime elezioni amministrative. È un fatto molto positivo che finalmente un funzionario del Comune di Gubbio, in rappresentanza del Commissario, abbia partecipato all’ultima riunione del consiglio direttivo dell’Associazione, tenutosi a Cagli. Ritengo che la dott.essa d’Alessandro, che dispone di funzionari preparati e competenti in tema di Area Vasta, potrebbe istituire una snella cabina di regia per evitare doppioni, sovrapposizioni e sperperi e con una visione sistemica operare un costante monitoraggio degli interventi nel territorio del distretto. Inoltre, nel quadro del il turismo slow, occorrerebbe realizzare qualche progetto, non molto costoso, avendo presente che, secondo operatori ed analisti, le tendenze del 2014 vedono in Italia e in Europa una gran voglia di campagna. C’è il trionfo della autenticità, della vacanza slow, della scoperta di mete meno note, di destinazioni culturali, della ricerca di prodotti enogastronomici tipici e della tradizione. C’è una forte ricerca di cose semplici, “forse in risposta alla frenesia consumistica di prima della crisi”. Il turismo ambientale, che ha un trend in piena crescita, indubbiamente rappresenta un punto di forza del distretto. Si pensi alle grotte di Frasassi e a quelle del monte Cucco e alle tante altre risorse. Occorrebbe definire la tipologia dell’offerta turistica e costruire un sistema di offerta coerente con le esigenze di un turista che domanda di vivere un’esperienza coinvolgente, gratificante, emozionale. Alla Bit di Milano si è detto che occorre promuovere sempre più l’impiego di energie pulite, proteggere il patrimonio, salvaguardare l’integrità naturale e culturale. Il distretto deve avere un brand di qualità, essere un luogo speciale per esperienze emozionali. E allora perché non pensare, tenuto conto dei molti studi in materia, a realizzare itinerari ambientali, culturali (Chiese ed abbazie), dotandoli della segnaletica, dei punti sosta, di osservazione, della cartellonistica, oppure realizzare un unico itinerario turistico integrato che riguardi vari aspetti: religioso, culturale, naturalistico, enogastronomico, per valorizzare le notevoli risorse, oltre a calendarizzare i vari eventi che si terranno nel Distretto, a programmare eventi di alta qualità (concerti di canto gregoriano nelle abbazie), a predisporre pacchetti turistici di uno o più giorni, potenziando l’incoming, a sviluppare l’escursionismo a piedi, in mauntin bike, a cavallo, dotandoli delle necessarie infrastrutture e così via. Lo sviluppo del turismo non è un optional, ma la risorsa più importante per un futuro di speranza. Una omissione imperdonabile Inoltre, il distretto è la terra del tartufo, del mangiar bene, sano e genuino, specialmente a Gubbio, dove molti turisti arrivano soltanto per gustare la sua ottima cucina. Ma allora come è mai possibile che il prestigioso Gambero Rosso, nella sua rinomata Guida dei ristoranti d’Italia, nel secondo volume, allegato all’ultimo numero della rivista “Bell’Italia, ha dimenticato del tutto Gubbio, addirittura non inserendo per la regione dell’Umbria nessuno, dico nessun ristorante di Gubbio, consigliando invece e citandoli quelli di Amelia, Assisi, Baschi, Bevagna, Castel Ritaldi, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Fabro, Foligno, Montefalco, Norcia , Orvieto, Panicale, Perugia, Spoleto, Sellano, Stroncone e Terni. Come si fa a dimenticare una città prestigiosa come Gubbio che ha inoltre una cucina splendida? Lo I. A. T. e le Associazione di categoria a mio avviso hanno il sacrosanto dovere di intervenire energicamente.
Gubbio/Gualdo Tadino
19/02/2014 16:51
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