E' una fase di "profondo declino" quella che sta attraversando l' Umbria, a causa di "debolezze strutturali" accentuate dalla pandemia, anche se non mancano aspettative di ripresa, legate a diverse condizioni. E' questa, in sintesi, la fotografia della regione scattata dal Rapporto sull'' economia dell' Umbria, presentato dalla Banca d'' Italia. Redatto dal Nucleo di ricerca economica della filiale perugina, il documento passa in rassegna i principali indicatori non solo economici. Emerge così che a 'pesare' sono anche l' invecchiamento della popolazione, i ritardi nella digitalizzazione e il rischio di dispersione scolastica. Sul fronte del Pil nel 2020 la caduta, stando alle stime di Prometeia, è stata del 9%, analoga a quella nazionale, partendo però da un quadro già di forte indebolimento. Il valore aggiunto agricolo ha registrato un calo del -9,6%, mentre l'' industria una riduzione dell'attività ancora più marcata -11,8%. Il fatturato e gli ordini interni ed esteri sono diminuiti drasticamente nel primo semestre, per segnare una decisa ripresa nei mesi più recenti. "Nel 2021 è previsto un parziale recupero dell'' attività, grazie al deciso miglioramento del quadro economico globale e al progredire della campagna vaccinale" ha sottolineato Miriam Sartini, responsabile della filiale di Perugia della Banca d'Italia. Se l' impatto della pandemia è stato poco accentuato sull'edilizia, nei servizi otto aziende su dieci hanno registrato un calo delle vendite, dimezzate per commercio non alimentare, turismo e piccole aziende. Gli investimenti, già deboli alla vigilia della crisi, si sono ulteriormente ridotti, -18,7% quelli industriali, calo a cui è dunque corrisposto un accumulo di ingenti risorse liquide da parte del sistema produttivo, con i depositi bancari cresciuti di un terzo. Da parte delle famiglie il calo dei consumi è stato molto più intenso di quello del reddito con un marcato incremento della propensione al risparmio prudenziale e un aumento anche in questo caso dei depositi . "Considerevole", sempre secondo la Banca d'Italia, l'impatto della crisi sul mercato del lavoro: alla diminuzione degli occupati -1,8% si è associata una riduzione molto più marcata delle ore lavorate -11,1 per cento. A fronte della tenuta dell'' occupazione a tempo indeterminato, anche grazie al blocco dei licenziamenti, i lavoratori a tempo determinato sono scesi del 17,6%. Le assunzioni, al netto delle cessazioni, hanno subito una flessione marcata soprattutto nei servizi e tra le donne e i giovani, mentre la quota dei cosiddetti Neet è cresciuta di oltre quattro punti percentuali, al 20,7%. Ma la pandemia ha accentuato anche la dinamica demografica sfavorevole in atto dal 2013, legata all'' invecchiamento della popolazione e alla minore capacità attrattiva del territorio: il saldo naturale annuo, da tempo negativo, è in forte peggioramento e anche il supporto del flusso migratorio si è affievolito. Due focus del Rapporto sono stati infine dedicati alla digitalizzazione e alla dispersione scolastica. Il grado della prima in Umbria è molto basso, come in Italia, e le maggiori carenze riguardano investimenti delle imprese in tecnologie digitali, connettività e competenze digitali. I ritardi, durante l'emergenza pandemica, sono stati un ostacolo per smart working, internet banking e didattica a distanza. Quanto alla dispersione scolastica complessiva, in Umbria si attesta al 38,2%, valore inferiore solo alle regioni meridionali. "Il Piano nazionale di ripresa e resilienza - ha commentato Sartini - rappresenta un'opportunità per il superamento dei ritardi accumulati dall'' economia umbra sulla digitalizzazione come su altri fattori indispensabili per sostenere la competitività del territorio, a partire dall'' innovazione, dall' istruzione e dalla ricerca".
Perugia
26/06/2021 13:56
Redazione