Fabbrica lager a Città di Castello: Cgil, c'è l'ombra della criminalità organizzata

La Cgil dell’Alta Umbria giudica preoccupante ed allarmante quanto è emerso con la scoperta di una azienda di produzione di prodotti tessili con lavoratori costretti a lavorare in un capannone per pochi euro al giorno e completamente al nero. Non siamo in presenza di episodi isolati, in quanto sono stati trovati altri laboratori che avevano le stesse caratteristiche. Siamo in presenza di un fenomeno esteso e preoccupante sul piano economico, sociale, morale e della sicurezza che richiede una maggiore attenzione rispetto a quella prestata sino ad oggi. Un fenomeno così esteso non può esistere se non c’è una rete di protezione e di connivenze ampia ed articolata e se non ci sono legami con la malavita organizzata che promuove questi fenomeni e da questi fenomeni trae risorse economiche ed umane per alimentarsi. Un meccanismo tipico della mafia e/o di altre forme di organizzazioni criminali. L’allarme è ancora più forte in quanto questi fenomeni, scoperti anche in altri settori di recente, stanno penetrando in una realtà solida economicamente come quella tifernate, che sta vivendo una situazione di crisi nella quale le persone che hanno perso il lavoro e/o che non riescono a reinserirsi, potrebbero essere coinvolte dal fenomeno del lavoro nero e/o grigio. E’ necessaria una azione profonda ed intensa da parte delle forze dell’ordine, con tutto il sostegno necessario, ed un plauso per i risultati. Ma questa azione rischia di non essere sufficiente in quanto la crisi tende ad allargare questa piaga se non c’è una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo nel contesto economico e sociale del territorio e se non si mette in campo un'azione etico morale forte da parte delle classi dirigenti di questo territorio e del contesto Regionale. Sono necessari anche comportamenti coerenti e chiari, ad iniziare dal sistema imprenditoriale, in quanto questo caso richiama all’attenzione diversi soggetti: i proprietari dell’immobile, i percorsi dei flussi finanziari generati, il rapporto con il personale, i destinatari dei prodotti tessili, anche di pregio e pagati molto dai consumatori, lavorati nello stabilimento/prigione. Chiarimenti che non sono solo di pertinenza delle indagini, ma riguardano i comportamenti e la coerenza di tutti rispetto ad un fenomeno che dobbiamo combattere nell’interesse dell'intera comunità tifernate, ricca di storia civile ed economica positiva e rispettosa dell'etica, delle regole e dei diritti delle persone, e dell’intera Regione.