“Quassù sotto il Cero non si arriva da soli. Solo uniti si superano le difficoltà, solo con la fatica si raggiunge la meta”.
Lancia questo messaggio il vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini ai ceraioli che alle ore 20 del 15 maggio sono ormai arrivati tutti in Basilica per l’omaggio finale al patrono Sant’Ubaldo.
La giornata è stata lunga, entusiasmante, faticosa nei suoi tratti di corsa, ma ha saputo degnamente rinnovare dall’alba al tramonto la sua storia, stampando la soddisfazione per quanto vissuto nei volti dei capodieci al momento in cui, in piedi sopra la barella, all’interno del chiostro della Basilica, salutano festanti i ceraioli e poi in chiesa cantano “O lume della fede”.
Corsa bellissima quella pomeridiana per i Ceri di Gubbio. Arriva con passo affrettato, quasi di corsa, anche il vescovo Paolucci Bedini alla testa di via Savelli dove sono fermi i ceraioli per attendere la benedizione: la processione si è prolungata di qualche minuto, le 18 sono già scoccate, bisogna allungare il passo per non partire in ritardo rispetto all’orologio della tradizione. I Ceri si lanciano nella “folle” corsa lungo la Calata dei Neri e da lì fino alla prima sosta infondo ai “Ferranti” è un tragitto perfetto, scandito dai cambi delle mute eseguiti con perfezione millimetrica. Il secondo tratto è lungo, duro per quel “sali e scendi” che si presenta ai ceraioli: prima la discesa dei Ferranti, poi le faticose interminabili “salara” e ’”ospedale”, per infilarsi dentro il quartiere San Martino e da lì, lungo l’erta di via dei Consoli, spingere in salita. Si arriva all’imbocco di Piazza Grande, tutto assolutamente perfetto, come perfette sono le “birate “ della sera, all’ombra del campanone che suona a spianata, per poi imboccare via XX settembre. Qui da annotare una “penduta” del cero di Sant’Antonio che si rianima tuttavia immediatamemte e prosegue la corsa. I due buchetti, stretti budelli che si arrampicano in salita e costringono i ceraioli a sforzi fisici importanti senza l’aiuto accanto dei loro “braccieri” per mancanza di spazio, sono consumati nel giro di una manciata di minuti: le immagini della diretta TRG – Arancia Live, riprese dal drone, mostrano una suggestiva visione del secondo buchetto da dove spuntano solo le teste dei Santi tra le mure civiche della città e che sembrano salire per proprio conto tra orti e boschi del monte Ingino. Ci si ferma alla Porta Sant’Ubaldo più di mezz’ora per recuperare le forze e sistemare le mute lungo gli stradoni; alle 19.49 si riparte e in meno di dieci minuti i Ceri sono davanti alla porta della Basilica. San Giorgio è a un’incollatura da Sant’Ubaldo: fibrillazione di chi guarda per la possibilità concreta di poter, questa volta, infilare la testa del Cero tra le ante del portone e impedire ai Santubaldari di chiuderlo, ma alla fine sono quest’ultimi ad avere la meglio e la porta si chiude lasciando i ceraioli di San Giorgio e Sant’Antonio ad attendere sulla scalea.
Una giornata intensa, baciata dal sole che ha spazzato nubi all’orizzonte di pioggia: il 15 maggio va agli archivi della storia; Gubbio, bellissima tutta addobbata di drappi e con le vie popolate di canti, tavoli dove banchettare, taverne dove ritrovarsi, fa ripartire il conto alla rovescia: meno 364 giorni alla prossima Festa dei Ceri.
Gubbio/Gualdo Tadino
16/05/2024 09:33
Redazione