Note pop dal vago sapore reggae, musicisti israeliani di origine etiope, poesie arabe e canti yemeniti ad aprire la 41 ma edizione del Festival delle Nazioni di Città di Castello. Il 21 agosto in piazza. Il Project di Idan Raichel Nato da una famiglia Ashkenazi Russa, si appassiona da giovanissimo alla musica gitana e al tango. Studia jazz mentre al liceo, ascolta il rock occidentale, e inizia a suonarlo durante il servizio militare, impara i successi pop israeliani da suonare con la sua band e ne perfeziona gli arrangiamenti. Ma è l’incontro con la comunità degli ebrei etiopi che gli darà quella connotazione particolare per cui la sua musica apprezzata e riconosciuta a livello mondiale. Conosce gli artisti etiopi, resta affascinato dalla loro musica e dalla cultura degli ebrei d’Etiopia e decide, quindi, di provare a mettere insieme le musiche e i suoni che ha conosciuto e imparato ad amare. E’ così che nasce l’Idan Raichel Project, nel sottoscala dell’appartamento dei suoi genitori a Kfar Saba, dove Idan chiama a raccolta uno straordinario ensemble di musicisti e cantanti che ha conosciuto nelle molte attività musicali che ha svolto. La sua musica profondamente israeliana, fatta della materia straordinaria della cultura del suo paese, delle mille differenti correnti musicali che costruiscono la realtà sonora di un paese, Israele, che mescola oriente e occidente all’interno dei suoi confini, che parla mille lingue diverse, che rappresenta il mondo in tutte le sue molteplici sfaccettature. Da una parte c’è un soffio antichissimo, che arriva dalle radici più fonde della sua musica, quelle più conoscibili come etniche, melodie dal fascino sottile, che Idan spesso canta in aramaico, e che colpiscono al cuore chi ascolta. Dall’altra c’è il futuro, l’elettronica, l’uso accorto e saggio dei più moderni ritrovati della tecnica, che portano la musica del Project avanti nel tempo, la fanno viaggiare al di fuori delle regole precostituite, la portano lontano dalle radici iniziali verso un mondo che vive sull’onda di un ritmo pulsante e sconosciuto. Poi c’è Israele, con le sue strade e i suoi cuori, con i suoi suoni e le sue voci. E infine l’Etiopia, la “seconda patria” di Idan, che mescola ritmi e sonorità ancora più lontane, echi di reggae e di Africa, che diventano il marchio di fabbrica di una proposta che, davvero, non ha eguali nello scenario internazionale.
Città di Castello/Umbertide
20/08/2008 16:29
Redazione