Foligno. Due metri di garza nell’addome, sotto accusa ginecologo e ferrista

L’incredibile storia di una commerciante 57enne folignate con due metri di garza dimenticati nel ventre dopo un’operazione eseguita all’ospedale San Giovanni Battista di Foligno sta per arrivare davanti al giudice monocratico Alessandra Arioti della sezione distaccata folignate del tribunale di Perugia dove la vicenda approda il prossimo lunedì. Un caso di presunta malasanità che alla paziente –secondo quanto sostenuto dal medico legale Mauro Bacci incaricato di valutare il danno- sarebbe infine costato un invalidità permanente del 12%. Tutto era cominciato nel settembre 2006 dopo un’operazione chirurgica ginecologica avvenuta apparentemente con successo. Il giorno seguente la paziente racconta di un rialzo febbrile e di un senso di oppressione toracica con generica difficoltà a respirare; per questi sintomi i medici la tranquillizzano definendo i disturbi normali nel decorso post-operatorio. Ma dopo due e poi tre giorni dall’operazione la febbre sale a 39 gradi e mezzo e alla malcapitata si accentuano le difficoltà respiratorie. Nessun accertamento –secondo la perizia della parte lesa- viene disposto sulal paziente: alla donna viene somministrato un antibiotico per via orale e un antipiretico. Quando due amici medici si recano a visitare la degente però si accorgono che la respirazione è troppo faticosa e suggeriscono all’ostetrico di turno una consulenza pneumologia cui segue una radiografia e una radiografia diretta dell’addome. Solo allora le garze dimenticate saltano agli occhi dei sanitari e alle 21.30, tre giorni dopo il primo intervento la donna viene operata d’urgenza. Difficile il decorso postoperatorio con gravi conseguenze: difficoltà respiratoria e la necessità di una trasfusione dal giorno seguente, un’embolia diagnosticata nella serata succesiva all’intervento e una trombosi venosa profonda agli arti inferiori diagnosticata il giorno della dimissione, il 27 settembre. Il caòlvario della paziente –come spiega la relazione- non finisce: un’emorragia arriva una settimana dopo le dimissioni e nuove difficoltà respiratorie vengono documentate ancora a dicembre dello stesso anno. Ad aprile sarà stesa la relazione del dottor Bacci nella quale la donna –rappresentata dall’avvocato Claudio Caparvi- spiegherà di non essere ancora tornata al lavoro a 7 mesi dall’intervento. Danni profondi per i quali è oggi sotto accusa il ginecologo che eseguì l’intervento ed il ferrista per lesioni colpose