Foligno. Si gettò dalla finestra dell’ospizio, in due alla sbarra

Prima udienza, ieri mattina, del processo istruito a carico di un infermiere e di un’operatrice sanitaria, all’epoca dei fatti in servizio all’ex Onpi, accusati, entrambi, di omicidio colposo per la presunta omessa sorveglianza di un anziano ospite della casa di riposo di via Londra, il quale, a seguito di crisi d’ansia, si era gettato dal quarto piano dell’ospizio. Un suicidio della cui responsabilità erano stati investiti in cinque, tutti comparsi di fronte al gup del tribunale di Perugia Claudia Matteini che nel corso dell’udienza preliminare del 7 ottobre del 2005 aveva prosciolto tre degli indagati. Gli altri, l’infermiere e l’operatrice, erano stati rinviati a giudizio perché ritenuti corresponsabili della morte dell’uomo avvenuta il primo marzo del 2001. Secondo la ricostruzione accusatoria, le prime avvisaglie di uno squilibrio comportamentale dell’anziano si erano verificate già intorno alle quindici e trenta tanto che l’infermiera addetta alla segreteria della casa di riposo si era fiondata a chiamare il centro di salute mentale sollecitando un intervento. Era stato a quel punto che il medico presente aveva chiamato l’infermiere che per un decennio aveva seguito la storia clinica dell’anziano informandolo dei fatti. La situazione era precipitata nel giro di poche ore. Erano circa le diciotto e trenta quando una seconda telefonata avvertiva il Centro di Salute Mentale dell’aggravarsi della situazione. Di lì a pochi minuti l’anziano avrebbe messo in pratica il proposito di farla finita maturato nel pomeriggio. Un suicidio che nessuno aveva potuto evitare nonostante sembrerebbe accertata la circostanza secondo la quale l’anziano aveva già tentato, quel tragico pomeriggio di marzo, di togliersi la vita posizionando una sedia sotto la finestra della sua camera al quarto piano. Sembrerebbe inoltre che proprio in conseguenza di ciò era stato disposto il trasferimento dell’uomo al secondo piano nei pressi dell’infermeria. Ancora da accertare le modalità attraverso le quali l’anziano sia poi risalito senza destare sospetti e abbia infine messo in pratica il suo proposito di morte. L’imputazione a carico dei due ruota appunto su quest’ultima circostanza, relativa ad una presunta assenza di controllo del paziente. L’uomo, ospite della casa di riposo di via Londra, non presentava problemi di tipo psichiatrico, tant’è vero che era considerato parzialmente autosufficiente. La sua patologia, risultatagli poi fatale, si limitava a crisi respiratorie che ingeneravano in lui stati d’ansia. Il processo, stante l’assenza del giudice titolare, è stato rinviato al 12 dicembre.