Foligno, il vescovo scrive al Papa

Il vescovo di Foligno monsignor Gualtiero Sigismondi ha inviato una lettera al Papa Benedetto XVI, per esprimere la propria vicinanza e la propria gratitudine dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre nel 1988 senza mandato della Santa Sede. La missiva di monsignor Gualtiero Sigismondi al Santo Padre è giunta subito dopo la lettera inviata dallo stesso Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica, per spiegare le ragioni della sua decisione. Una decisione subito apprezzata dallo stesso presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che ha espresso “profonda gratitudine” al Papa per la sua “parola chiarificatrice”. Nella lettera inviata a Benedetto XVI, monsignor Gualtiero Sigismondi esprime in particolare il proprio sostegno e quello di tutta la Chiesa di Foligno al Santo Padre in questo momento particolare. Una lettera affettuosa, che sottolinea anche la profonda gratitudine per questo gesto importante per l’unità della Chiesa. «Beatissimo Padre – scrive monsignor Sigismondi – è da diverso tempo che porto nel cuore il desiderio di scriverLe: mi ha sempre frenato il timore di recarLe disturbo; ora però rompo ogni indugio, perché la lettera che, il 10 marzo, Lei ha indirizzato a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica non può rimanere senza risposta. Nell’indirizzarLe queste poche righe mi muove la consapevolezza che come a un Vescovo fa piacere sentire l’abbraccio fraterno del Presbiterio diocesano, così al Papa fa bene avvertire che la comunione gerarchica che unisce il Collegio episcopale al suo Capo non è un “vago affetto”». Al Papa in particolare il grazie del vescovo di Foligno «per la dolcezza e la chiarezza con le quali è andato incontro ai Vescovi consacrati da mons. Marcel Lefebvre senza mandato della Santa Sede». «Questo gesto – secondo monsignor Sigismondi – oltre alla trasparenza dello spirito evangelico che l’ha ispirato e motivato, esprime la Sua premura per l’unità della Chiesa, impegnata ad estrarre dal tesoro della Tradizione nova et vetera».