Foligno, la povertà in Umbria è l’8 per cento

Sono sempre più gli umbri poveri. A dirlo è il quarto rapporto dell’osservatorio regionale sulle povertà, realizzato dall’Agenzia Umbria Ricerche per conto della Regione e della Conferenza Episcopale Umbra. Un testo che mette nero su bianco l’incidenza della povertà in Umbria, che è passata dal 6,4 al 7,5 per cento nel giro di tre anni. Dal 2002 al 2005 infatti le situazioni di povertà sono decisamente aumentate, raggiungendo il massimo nel 2004 con un 9,1 per cento. Dati alla luce dei quali si può calcolare che la povertà in Umbria è pari all’8 per cento. Dato che pone l’Umbria al di sotto della media nazionale, ma sopra la media delle regioni del centro. Il disagio si associa a particolari fattori di rischio come il basso livello di istruzione, il numero elevato dei figli e la disoccupazione. Ma tra i poveri ci sono anche gli anziani in pensione. Il fenomeno della povertà è fortemente legato a quello dell’esclusione sociale e della privazione materiale. I risultati mostrano infatti che le famiglie povere vivono spendendo in media 860 euro al mese. A Foligno la situazione rispecchia il quadro regionale, tracciato dagli esperti dell’Agenzia Umbria Ricerche. Sono infatti in aumento anche i città i casi di povertà, basti pensare che nell’ultimo anno la Caritas diocesana ha effettuato ben 200 interventi, di cui 100 sono stati a favore di gente del posto. Gente comune, soprattutto tra i 25 e i 54 anni. Famiglie monoreddito, giovani precari, divorziati o sottoccupati che per sopravvivere sono costretti a rivolgersi alla Caritas che offre loro soldi e pacchi viveri. Basta poco per diventare poveri. Basta vivere con 500 euro al mese, lo stipendio di un precario o la pensione minima. Basta avere un reddito soltanto. Basta un lutto in famiglia o un problema di salute e non si arriva più alla fine del mese.