Autorità e cittadini lamentano, in questi giorni, l’abbandono di Gubbio da parte della troupe televisiva di “Don Matteo”. Dopo anni di stretta collaborazione, un binomio che sembrava indissolubile si è sciolto per decisione unilaterale, improvvisa e ingiustificata. Inutili si sono rivelate le immediate rimostranze degli Eugubini: nell’Italia di oggi, nobili sentimenti e alti valori morali sono solo materia di fiction dalle pretese edificanti. I danni maggiori dell’inopinato divorzio saranno tuttavia subiti dalla serie televisiva, che perderà uno dei principali elementi del suo successo: il fascino di Gubbio, che non sarà possibile trovare altrove, poiché, come ha scritto Guido Piovene, Gubbio ha un incanto come poche città italiane ed è dell’Umbria la città più straordinaria: nessun’altra ha una bellezza così alta. Messe da parte, per il momento, le funzioni di set cinematografico svolte da Gubbio fin dagli albori della settima arte, la Città dovrà ora impiegare le energie e le risorse disponibili nella rigorosa tutela e nella corretta valorizzazione del suo patrimonio storico, artistico e naturale. Il primo provvedimento da prendere senza ulteriori indugi, è l’abbattimento del parcheggio pluripiano posto a ridosso dell’Abbazia di San Pietro, autentico sfregio inferto al cuore della Città che, nel 1960, ha dato il proprio nome alla Carta per la salvaguardia dei centri storici. I costi dell’infelice impresa dovranno essere ripartiti tra gli Enti che l’hanno proposta, approvata e finanziata. Altro problema che l’Amministrazione comunale ha l’obbligo morale di affrontare è la ripresa dei lavori della diga del Chiascio, in passato combattuta con impegno e convinzione. Da decenni sono note a tutti la pericolosità e l’inutilità di tale opera, che l’Unione Europea ha incautamente finanziato, forse ignara dei danni già da essa provocati e di quelli che causerà in futuro. Non si dimentichi che, di recente, si è dovuto istituire, da parte del Comuni interessati, un apposito organismo per arginare i guasti prodotti dalla contestata diga sul Tevere a Montedoglio. Il silenzio rende corresponsabili della devastazione dell’ultimo lembo dell’Umbria francescana, rappresentato dal Sentiero Assisi-Gubbio. Per mettere l’anima in pace, non basta certo accodarsi alla improvvisata iniziativa di una neonata Associazione, costituita - lontano da Gubbio - da 15 privati cittadini. Il progetto in questione, denominato “I Cammini di Francesco”, nell’omonimo sito, consiste in un approssimativo tracciato da Rimini a Roma, che esclude completamente Marche e Abruzzo e, inoltre, una parte cospicua dell’Umbria e della Toscana. Intere regioni e luoghi importanti nella vita di San Francesco come Bologna, Ancona, Osimo, Fabriano, Perugia, il Trasimeno, Arezzo e Siena non appartengono, dunque, ai cammini del Poverello. Come da tal seme sia potuto maturare in un lampo un progetto di grande rilievo e di scala nazionale è tutto da scoprire.
Gubbio/Gualdo Tadino
30/04/2013 16:21
Redazione