6 anni e 6 mesi. E ' questa la pena inflitta all’eugubina Graziella Fioriti di 76 anni che nel marzo 2019 uccise il marito nella propria abitazione di via Cristini. E’ questa la sentenza di primo grado emessa in corte d'assise presieduta dal dottor Giuseppe Narducci. Accolta così tutta l'impostazione del collegio difensivo e il carico di tragedia familiare che sta dietro al gesto efferato. Un giudizio che soddisfa le aspettative della difesa curata dagli avvocati Claudio Fiorucci e Luigi Santioni, che abbiamo avvicinato ai nostri microfoni:
"L'impugnazione ordinaria era astrattamente l'ergastolo - dichiara l'avvocato Santioni - come previsto dal codice ma l'esito del dibattimento ha poi riconosciuto tre attenuanti da noi richieste, tutte accolte. Queste attenuanti hanno un valore potenziale di ridurre la pena di un terzo per ciascun attenuante, partendo dalla pena astratta di 21 anni. Un conto è il delitto premeditato compiuto dal pregiudicato, un conto è un gesto per una reazione esasperata dovuto ad una situazione altrettanto esasperata da parte di una persona perbene. Siamo contenti della sensibilità dimostrata da Corte d'Assise e Pubblico Ministero ma sottolineo che questo non può diventare un precedente perchè la riduzione di pena è applicata per questo caso e non per casi diversi".
"Abbiamo ricostruito 50 anni di vita familiare - analizza l'avvocato Fiorucci - caratterizzati da situazioni plurime molto difficili. Il provvedimento non va letto come eccezionale in senso assoluto anche se può apparire così: in realtà è un provvedimento adeguato e corretto nel contesto di una tragedia familiare. Il riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti a cui si è aggiunta l'attenuante della provocazione inserita in una situazione patologica e fisica per estremamente debilitante per la signora: tutti elementi che hanno determinato una diminuita capacità di volere al momento del fatto che ha comportato un'ulteriore diminuzione della pena".