Gubbio è, a tutti gli effetti, una “seconda Assisi” per quanto riguarda i legami molto stretti fra la città, san Francesco e i francescani. Si ritrovano tutte le caratteristiche storiche, religiose, artistiche e architettoniche che la identificano come uno dei luoghi di primo sviluppo, approfondimento e crescita del messaggio e della spiritualità francescana.
Sono questi, in sintesi, gli elementi evidenziati nel corso del convegno sul tema “Le radici francescane a Gubbio”, che ha portato nella Sala dell’ex refettorio del Convento di San Francesco esperti e studiosi della vita del Poverello e della storia del francescanesimo.
«Francesco arriva a Gubbio - spiega la professoressa Giovanna Casagrande dell’Università di Perugia - venendo da Assisi e sostando a Vallingegno, così come viene narrato da fonti come la “Vita prima” e la “Vita seconda” e il “Trattato dei miracoli” di Tommaso da Celano. Per questo possiamo essere certi del fatto che Francesco a Gubbio ci è passato e che i frati minori sono stati presenti “ab antiquo”, fin dalle origini, nella zona. Anche la figura del vescovo Villano, vescovo dell’epoca di Francesco, è emersa nel convegno con contorni meno leggendari e più precisi. Non è detto che Villano fosse un monaco avellanita, poteva essere anche un canonico della canonica di san Mariano: questo è lo “scoop” emerso dalla relazione di Paola Monacchia».
«In questa terra - aggiunge il professor Andrea Maiarelli, docente all’Istituto Teologico di Assisi - trovano un riscontro e una propria eco tutte le evoluzioni della storia del francescanesimo, così articolata e complessa: vi è Francesco a Gubbio, vi sono i suoi primi compagni, c’è la presenza dei “loci” originari, poi si passa al convento urbano, quello dell’ordine che alla metà del Duecento diventa prestigioso e numerosissimo, e poi i vari movimenti di riforma. Gubbio in effetti si può presentare come “un’altra Assisi”, come terra in cui quei fenomeni che nascono ad Assisi come patria del francescanesimo e poi si diffondono a tutto il mondo trovano un altro luogo in cui svilupparsi, germogliare e fondare una storia francescana articolata e complessa».
E poi, l’immancabile Lupo di Gubbio, di cui - al convegno di sabato - ha parlato padre Luigi Marioli, frate francescano conventuale e docente all’Istituto Teologico di Assisi.
«Se è un lupo a quattro zampe - spiega padre Marioli - è l’emblema della massima capacità dialogica di san Francesco, autentico fondatore di patti di pace. Francesco non annunciava il Vangelo se la gente non era predisposta a patti di pace. Prima dell’episodio narrato dai fioretti, Francesco aveva predicato patti di pace a Bologna, a Perugia, ad Arezzo: era un uomo molto esperto nel patto di pace, nel firmare, stabilire e conservare la concordia».
Il convegno di sabato mattina è stato il primo degli eventi che, nel fine settimana, hanno aperto ufficialmente l’anno giubilare per l’ottavo centenario della consegna della Chiesa di Santa Maria della Vittorina dai benedettini a san Francesco, che – proprio 800 anni fa – insediava nella chiesetta alle porte di Gubbio la sua prima fraternità eugubina.
Nel pomeriggio di sabato, sempre nella Chiesa di San Francesco, è stata celebrata la messa di mons. Mario Ceccobelli con i padri provinciali dell’Umbria delle Famiglie francescane. In occasione dell’apertura dell’anno giubilare, il Vescovo ha consegnato ufficialmente la sua nuova lettera pastorale alla città.
«Questo centenario - scrive mons. Ceccobelli nella “Lettera alla Chiesa eugubina per l’ottavo centenario della Vittorina” - si inquadra in quella che possiamo definire la radice storica, culturale, religiosa propria della gente eugubina. È un evento che rappresenta per tutti un’autentica opportunità di crescita umana e spirituale, che ci sollecita a riappropriarci di quei valori di cui l’uomo di oggi avverte l’urgente bisogno per orientarsi nel difficile contesto etico-sociale in cui si trova a vivere ed operare. Ci si riferisce ai valori dell’accoglienza e dell’umiltà, della condivisione e della pace, che hanno fatto di Francesco un Vangelo vivente e che anche il nostro Patrono sant’Ubaldo aveva cercato di trasmettere ai suoi fedeli praticando costantemente la virtù della misericordia. È come se una santa staffetta avesse voluto assicurare agli eugubini la custodia di un prezioso patrimonio spirituale».
Nella serata di sabato, poi, il gruppo teatrale “Carlo Nardelli” ha portato in scena “Al tramonto, le allodole”, una sacra rappresentazione della morte di san Francesco, per la regia di don Mirko Orsini.
Ieri, sempre nella Chiesa di San Francesco, è arrivato il coro “Virgo Fidelis” dell’Arma dei Carabinieri per l’animazione della celebrazione liturgica delle ore 18,30 e subito dopo per un concerto offerto agli eugubini dall’associazione “I Cammini di Francesco”, in collaborazione con il Comune di Gubbio e con l’associazione Guide equestri ambientali.
La corale - nata nel 1996 e diretta dal maestro Dina Guetti - ha proposto una serie di esecuzioni vocali a tema sacro, accompagnate da pianoforte (Licia Belardelli) e timpano (Marcello Mattucci). Dall’Ave Verum di Mozart, al Gloria di Vivaldi, passando per brani intensi e solenni come l’Ave Maria di Rossini e l’Alleluja di Haendel.
L’associazione “I Cammini di Francesco” è nata per federare i numerosi itinerari già esistenti legati alla figura del Patrono d’Italia, tra sui il Sentiero di Francesco, e crearne dei nuovi. Sono molti infatti i territori dell’Italia centrale che testimoniano la vita e la predicazione di san Francesco d’Assisi. Si tratta di luoghi dal profondo respiro spirituale, dove la bellezza naturalistica si unisce a quella storico-artistica e che nel corso degli anni hanno visto nascere degli itinerari, che li uniscono e collegano. Un percorso che idealmente si snoda lungo quattrocento chilometri toccando La Verna e Roma, Gubbio, Assisi e Rieti, e che, seguendo l’esperienza del cammino di Santiago de Compostela, può costituire une vero e proprio percorso di fede.
Gubbio/Gualdo Tadino
16/09/2013 15:13
Redazione