Grande festa sabato mattina per l’inaugurazione della nuova sezione archeologica del Museo diocesano di Gubbio. E’ stato il direttore del museo, don Pietro Vispi, a presentare la nuova esposizione insieme al vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, al vescovo emerito mons. Pietro Bottaccioli, all’ispettrice della Sovrintendenza ai beni archeologici, Luana Cenciaioli, all’archeologa Maria Cappelletti. Ospite d’onore, però, è stato Evolo Alboni Bonitatibus, l’umbertidese che ha voluto donare la collezione di preziose opere al museo diocesano eugubino.
La sezione, che per ora comprende la donazione Alboni Bonitatibus, verrà in futuro ulteriormente ampliata con altri e diversi apporti finora mai esposti. “La donazione, che per la prima volta può essere ammirata dal pubblico – spiega il direttore del museo ecclesiastico, don Pietro Vispi – è veramente una perla in più per la corona di tesori che adorna la città di Gubbio”.
La raccolta si compone di 147 pezzi tra ceramiche, bronzi, statuaria votiva, manufatti in osso. Gli esemplari esposti coprono un arco di produzione che va dal VII al II secolo a.C. e descrivono aree diverse di provenienza. Sono infatti visibili vasi attici a figure nere di stupenda bellezza tra cui due Kyliches firmate: una dal pittore “Fraix” e una dal famoso ceramografo “Taleides”. Ricca è la rappresentanza di ceramica italiota, dauna, lucana, apula, etrusca e siceliota tra cui pezzi di eccezionale bellezza come una patera dipinta con figure rosse, due piatti da pesce di raffinatissima esecuzione, un cratere bellissimo a colonnette con figurazioni rosse. Anche la ceramica di Gnathia è riccamente rappresentata con esemplari di alta qualità esecutiva e talvolta dal “design” stupefacemente moderno.
Le vetrine, realizzate con raffinata semplicità su disegno dell’arch. Augusto Solano, sono ospitate nella suggestiva Sala del Capitolo – che è già di per sé un capolavoro di archeologia medievale – e propongono anche alcuni bronzi tra i quali un grande bacile del VII sec. a.C., un cinturone e alcuni fermagli, finemente bulinati e cesellati, risalenti circa allo stesso periodo. Interessante e rara, tra l’oggettistica varia, la presenza di alcuni strumenti musicali come, ad esempio, un flauto componibile in osso, un fischietto fittile a tutt’oggi perfettamente funzionante e un sonaglio, anch’esso fittile, per bambini, a forma di gallinella.
L’ampliamento del museo, con questa nuova sezione, e il riordino e l’integrazione delle altre collezioni previsto per i primi mesi del nuovo anno, oltre che sottoscrivere una volta in più l’ampia ottica culturale della Chiesa locale per lo sviluppo della città e della cultura, sarà un ulteriore sicuro stimolo a riconoscere in Gubbio uno dei più ricchi poli di interesse culturale d’Italia.
“L’esposizione di una collezione archeologica situata in secoli remotamente precedenti il cristianesimo – ha spiegato ancora don Pietro Vispi – potrebbe sembrare lontana dalle finalità di un museo diocesano. E invece, la Chiesa ha sempre fatto della cultura a larghissimo spettro uno dei suoi fini per la promozione dell’uomo, per la liberazione della sua mente, per il suo arricchimento spirituale”.
Gubbio/Gualdo Tadino
24/12/2007 10:51
Redazione