Gubbio: polpetta killer avvelena cane di non vedente

Ha 7 anni, un pelo tirato a lucido da fare invidia e forse anche per questo si chiama Kim Basinger, Kim per gli amici. E’ il cane guida di Antonella Mocci , eugubina non vendente, affetta da dieci anni di retinite pigmentosa e glaucoma, che vive da sola in via Bruno Buozzi al civico 36. Domenica ha rischiato di perdere Kim, il cane che per lei rappresenta i suoi occhi , a causa di una polpetta avvelenata che l’animale, in un momento di libertà, ha mangiato nella zona di Ferratelle. Antonella si è accorta di ciò che era accaduto solo al momento in cui è rientrata in casa e Kim è caduta al suolo con la schiuma alla bocca. Difficilissimo trovare un veterinario di domenica e solo la collaborazione di alcuni amici ha permesso ad Antonella di portare Kim da un medico che le ha salvato la vita e che poi ha sporto denuncia per avvelenamento da pesticida. Il fatto, già grave di per se stesso, assume caratteri drammatici per un non vendente. Kim per Antonella rappresenta la possibilità di vivere una vita quasi normale: prima di prenderla con sé dalla scuola di Scandicci dove si allevano cani per ipovedenti, Antonella usciva raramente di casa e le mura per lei erano prigione. Da 5 anni tutto è cambiato. La mattina Antonella e Kim, vestita con la sua pettorina d’ordinanza, escono di casa poco dopo le 6, prendono l’autobus per Perugia dove la Mocci lavora come centralinista alla Procura; Kim aspetta tutte le ore in ufficio seduta accanto alla sua padrona, quindi la riaccompagna alla fermata dell’autobus e tornano a Gubbio. Il pomeriggio la porta a fare spesa, dalle amiche e a spasso per la città. Anche per Kim, che lavora oltre 14 ore al giorno, arriva un momento di libertà quando Antonella le toglie la pettorina d’ordinanza e le fa indossare quella dello svago per consentire al cane di correre, E’ qui che la polpetta avvelenata l’ha colta in fallo. Oggi Kim è salva , ma cosa sarebbe accaduto se non si fosse riusciti ad arrivare in tempo da un veterinario? La casa di Antonella sarebbe tornata ed essere prigione considerato che sarebbero trascorsi anni prima di riottenere un cane guida. La storia di Antonella è un pugno nello stomaco alla superficialità di chi non pensa alle conseguenze delle sue azioni, è uno schiaffo alla società perbenista che anche a Gubbio è deficitaria sul fronte della sensibilità: pensate che questa donna spesso deve giustificare la presenza del suo cane a chi non gradisce gli animali.