«Si lavora per dare a questa area archeologica un percorso urbanistico completo, che comprenda anche il Teatro Romano e la Domus Romana, secondo un progetto dell’amministrazione di visibilità e visitabilità pubblica di questi luoghi di grande fascino e interesse. Vogliamo dare un senso alla storia della città e a questi scavi che negli anni hanno regalato sorprendenti ed affascinanti scoperte » ha dichiarato l’assessore alla cultura Renzo Menichetti questa mattina durante la conferenza stampa di resoconto del sesto anno consecutivo di scavi archeologici nell’area della Gubbio romana. Comune di Gubbio, Università degli Studi di Perugia, Soprintendenza Archeologica dell'Umbria sono gli enti impegnati nell’intervento, reso possibile anche grazie al sostegno finanziario di alcuni sponsor privati. Alla campagna che riguarda un’area complessiva di circa 1.000 metri quadri, hanno preso parte una trentina di studenti iscritti al corso di laurea in Conservazione dei Beni Culturali del medesimo Ateneo perugino, con un gruppo di 7 eugubini che hanno seguito negli anni i lavori degli scavi. Come negli anni passati la campagna, durata di sei settimane, è stata diretta da Gian Luca Grassigli, titolare della cattedra di Archeologia e Storia dell'Arte Romana, e si è avvalsa dell'apporto sul cantiere di Francesco Marcattili del dottorato di ricerca in Archeologia Classica dell'Università degli Studi di Perugia. In questa fase è stata terminata l’esplorazione dell'area di una piazza, già parzialmente individuata, e le strutture che vi si affacciano nei settori meridionali e orientali, con la scoperta di materiale votivo e l’individuazione di un’età tardo repubblicana, prima sconosciuta. Si è giunti così alla determinazione di tre diverse fasi insediative e della loro rispettiva cronologia, databili nella tarda età repubblicana, più antica, quando Gubbio viveva un'importante fase di espansione urbanistica (prima metà del I sec. a.C.), alla prima età imperiale, quando il settore assume un carattere monumentale (età claudio-neroniana, 30-70 d.C., circa) e infine un intervento di ristrutturazione generale, più recente, databile verosimilmente all'età medioimperiale (regno di Adriano, intorno alla metà del II sec. d.C.). La fase meglio nota è quella della prima età imperiale. In questo periodo venne creata una piazza delimitata da blocchi monolitici incavati per il deflusso dell'acqua e circondata da un portico monumentale, di cui si è conservato per intero il muro di fondazione del lato meridionale. Al centro del settore meridionale si è rinvenuta una grande vasca, che faceva parte verosimilmente di una fontana monumentale, caratterizzata da bocche a forma di testa di animale. Sul lato orientale, invece, si apriva tramite un ingresso di accentuata monumentalità, un edificio di grandi dimensioni purtroppo asportato quasi interamente in età medioevale per il recupero del materiale di costruzione. La sua pianta, costituita da allineamenti di grandi blocchi lapidei, si sviluppava secondo un andamento nord-sud, appariva caratterizzata da una forma rettangolare, al cui interno doveva verosimilmente erigersi un colonnato. Allo stato attuale la destinazione sacra appare ancora l'ipotesi più verosimile, alla luce anche del ritrovamento davanti all'ingresso di un deposito votivo connesso alla costruzione dell'intero complesso. Questo deposito, sigillato da un doppio strato di pietre e laterizi, mostrava resti di pasto e di ceramica per cottura e consumo di alimenti. Al di sotto apparivano ulteriori materiali tra i quali lucerne, anfore e ceramica fine da mensa. Nel corso dei saggi mirati è stata intravista una precedente fase di occupazione, databile appunto all'ultima età repubblicana, anch'essa caratterizzata da emergenze monumentali e una fase di ristrutturazione della piazza risalente alla media età imperiale. In quest’ ultimo momento si è costruito un edificio al centro della piazza, di cui si è posto in luce un tratto della fondazione in conglomerato. Verosimilmente risulta connesso a questa struttura il pavimento musivo con inserti marmorei, purtroppo asportato in età moderna, venuto alla luce sui livelli di calpestio della nuova fase architettonica. L’augurio è che con le prossime campagne di scavo, già previste si possa mettere definitivamente in luce la storia dell’intero complesso di testimonianze archeologiche.
Gubbio/Gualdo Tadino
01/08/2006 20:03
Redazione