In occasione de “Il giorno della memoria”, domenica 27 gennaio alle ore 21 al Teatro Comunale di Gubbio sarà rappresentato lo spettacolo “Questa è la mia casa” di Angelo Edoardo Zigrino con Valeria Marri, Silvano Granci, Riccardo Sensi. L’iniziativa è organizzata dal Comune di Gubbio e dal Teatro Stabile dell’Umbria, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio Perugia e con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il fine dello spettacolo è quello di documentare, testimoniare, comunicare ciò che è avvenuto e che avviene quando la violenza di chi ha il potere delle armi si abbatte su chi è inerme. Lo spettacolo prende vita dai racconti di memoria minore avvenuti durante la seconda guerra mondiale. Partendo dalla documentazione sulle vittime della violenza nazifascista, la compagnia si propone, di riportare alla memoria di tutti, fatti che ci appartengono, episodi che sono il nostro passato, conoscenze che non devono essere perdute mediante ricerche, documentazioni e interviste, relative alla vicenda più drammatica per l’Italia del XX secolo: il passaggio del Fronte, la violenza subita da cittadini inermi e incolpevoli, le vite distrutte, le vite ricostruite. Per memoria minore, non s’intendono fatti di minore importanza, ma fatti che siamo soliti dimenticare perché di minor impatto, ovvero la memoria di quelle vittime innocenti giustiziate non per un credo politico o ideologico, ma per la condizione che si viene a creare durante un conflitto bellico. Con uno sguardo rivolto, in particolare, alle sue vittime indirette, alla classe contadina, che si trovò a essere saccheggiata, derubata e talvolta uccisa, per fame. Il lavoro di scrittura del testo, ad opera del professor Angelo Edoardo Zigrino, coglie e nasce dall’esperienza di ricerca che già negli anni 70 i ragazzi del Teatro dei 90 a sua volta fecero, affascinati dalle meccaniche distruttrici che muovono queste vicende; affascinati soprattutto dalla non conoscenza di fatti e dalla non voglia di conoscere la verità. Affascinati e quindi responsabilizzati del compito di dover divulgare un sapere collettivo di minore importanza che altrimenti con più facilità rischiano di essere dimenticati. Politheater riprende il prezioso lavoro di testimonianza diretta che allora venne realizzato, e che oggi non sarebbe più stato possibile avere, e ha continuato su questo percorso ricercando e intervistando, in alcuni casi per la seconda volta a distanza di 30 anni, ma con la memoria ancora lucida, i diretti sopravvissuti, gli ultimi testimoni diretti, ma anche i parenti delle vittime. La volontà è stata quella di vivere attraverso le parole e i loro racconti, le emozioni da portare sul palcoscenico perché la memoria minore si riappropri di una memoria collettiva giovane.
Gubbio/Gualdo Tadino
25/01/2008 17:41
Redazione