È una scoperta che nei pochi millimetri costituisce un'enorme rivelazione per gli studiosi e gli speleologi che da mesi vagliano le grotte eugubine sperando nel suo ritrovamento. È tornato alla luce nelle profondità del sottosuolo il "Duvalius Bensae", coleottero della famiglia dei Carabidi e della tribù dei Trechini che si è adattato a vivere nell’ambiente ipogeo, dato per estinto a causa del cambiamento climatico e del riscaldamento globale del pianeta. La scoperta è avvenuta a Gubbio, città in cui fu per la prima volta trovato e descritto dal naturalista Raffaello Gestro nel 1892 sul Monte Ingino, segnalato e oggetto di ricerca vent’anni fa da parte del Dott. Paolo Magrini, e dove oggi è stato riscoperto grazie agli entomologi Giuliano Trezzi e Fulvio Cirocchi con il supporto del gruppo speleologico Buio Verticale del CAI di Gubbio. Il "Duvalius Bensae", lungo pochi millimetri, si è adattato a vivere nel buio delle grotte, dove ha perso la colorazione e la funzione visiva, modificando la propria morfologia in modo da resistere ad un habitat estremo. Dopo vari tentativi di ricerca nelle grotte del territorio, e dopo l'installazione a vari livelli di profondità di alcune trappole collocate da Trezzi, alla fine l'esemplare è stato ritrovato riempendo di speranza i ricercatori "per tutte quelle specie ipogee date per estinte, ma che molto probabilmente hanno solo trovato un altro modo per sopravvivere".
Nel tg sera (ore 19.30/20.20) l'intervista a Pina Potena, speleologa di Buio Verticale