Il sindaco di Foligno: “Proiezione a porte chiuse del film su Liboni”

Non ci sta, il sindaco Marini. Che pur approvando la linea della libertà di pensiero (il cineasta sarebbe sovrano del suo diritto d’espressione), scorge nella rielaborazione della realtà il rischio di una manipolazione degli eventi. Libero, dunque il regista Calvagna di portare sulla scena il killer di Montefalco stringendo l’inquadratura sull’uomo e non sul criminale, altrettanto libero Pierdomenico Clarici, titolare delle due multisale cittadine, di rifiutare la pellicola. Quanto a lui, il primo cittadino di Foligno, è certo che il film lo andrà a vedere. Fuori città e a scopo personale. Raccoglie tuttavia l’assist di Clarici che si era dichiarato pronto a proiettare la pellicola qualora soggetti pubblici ne avessero fatto richiesta. Solleciterà, d’accordo con l’assessore alla pubblica istruzione Salvatore Stella, la proiezione a porte chiuse. Plaude al coraggio di Clarici, il sindaco Marini, che ravvisa nella scelta di non proiettare una pellicola tanto discussa e dal valore educativo controverso, un intento lodevole, lontano dalle ragioni del botteghino. Una scelta, insiste Marini, meritoria perché estranea, una volta tanto, alla logica del profitto che soggiace alle attività economiche. “Dare in pasto al grande pubblico il film – prosegue il sindaco – sarebbe stato pericoloso, non fosse altro che per il rischio di proporre ai giovani modelli educativi discutibili”. No dunque all’apologia del male, no all’antieroe trasformato in vittima. Perentori i toni nella difesa a oltranza dell’Arma: “L’istituzione non può e non deve essere denigrata”. Chiaro il riferimento alla teoria avanzata da Calvagna che l’uccisione di Luciano Liboni, lo spietato killer di Montefalco, fu in realtà un’esecuzione. La tesi del carabiniere-vendicatore non può essere accettata. Legittimo ma non lecito, insomma, divulgare convincimenti del tutto personali, dissacranti e a volte deliberatamente provocatori.