Il vescovo di Foligno: “San Valentino non è Cupido”

San Valentino, vescovo di Terni e martire sotto l’impero di Aureliano, da sempre il santo più popolare del calendario, rischia di diventare lo strumento e il simbolo del consumismo. A dirlo è il vescovo di Foligno monsignor Arduino Bertoldo che si scaglia contro la degenerazione in chiave profana di una festa tutta cristiana. All’indomani del giorno più romantico dell’anno il presule della Diocesi di Foligno interviene in difesa di san Valentino, che non è Cupido né il dottor Stranamore. Sull’onda del sempre valido detto popolare, “gioca con i fanti ma lascia stare i santi”, il vescovo Bertoldo invita a non strumentalizzare le feste religiose. No dunque al cristianesimo fai-da-te che tende a re-interpretare in chiave pagana le festività religiose che si trasformano soltanto nell’ennesima occasione per incrementare il business degli acquisti. Quanto a san Valentino, diventato per molti il giorno del consumismo di coppia, forse non tutti sanno che è assurto a simbolo dell’amore per aver celebrato, intorno al 250 dopo Cristo, il matrimonio tra una giovane cristiana ed un legionario pagano. Il vescovo della Diocesi folignate non ci sta. Parla di educazione alla fede, della necessità di riappropriarsi dei simboli e del loro significato originario. Non si tratta, questo è certo, di un anatema dettato da una visione conservatrice dell’amore. Chè, a sentir lui, il presule di piazza Faloci Pulignani, l’amore, se è vero amore, non è mai profano. L’unica, legittima avvertenza è quella di non confondere i due ambiti, trasformando san Valentino in un personaggio ibrido a metà strada tra storia e folclore, circo mediatico e tradizione religiosa. Alessandra Cristofani